CHIARAVALLE CENTRALE – “Violazione dell’obbligo di risposta nei termini di legge alla interrogazione presentata dai Consiglieri comunali di minoranza del Comune di Chiaravalle Centrale”.
E’ l’oggetto dell’istanza che i consiglieri comunali di opposizione Giuseppe Maida (Pd), Francesco Maltese (CambiAmo Chiaravalle) e Bruno Pelaia (FI) hanno indirizzato al prefetto di Catanzaro Maria Teresa Cucinotta.
Chiedono «di valutare il comportamento del sindaco – è scritto nel documento indirizzato al rappresentante governativo – ed eventualmente adottare i provvedimenti che riterrà più opportuni, atti ad assicurare il rispetto dei diritti dei consiglieri comunali».
Il motivo? A loro dire la mancata risposta del primo cittadino all’interrogazione a risposta scritta e orale indirizzata, a mezzo pec, lo scorso 8 aprile ed avente ad oggetto “Lavori di potatura e/o abbattimento di alberi”.
«Abbiamo comunque aspettato la scadenza dei termini di legge, sperando, che il sindaco assolvesse ai suoi doveri istituzionali» sottolineano i tre consiglieri.
Che parlano di «comportamento omissivo» del primo cittadino che violerebbe «l’articolo 43 D. Lgs 267/2000 – dicono ancora – il quale prevede il diritto dei consiglieri comunali di presentare interrogazioni e mozioni, di ottenere dagli uffici competenti tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato e l’obbligo per il sindaco, o gli assessori da esso delegati, di rispondere entro 30 giorni alle interrogazioni ed ad ogni altra istanza di sindacato ispettivo presentata dai consiglieri comunali».
Non solo. Gli esponenti dell’opposizion e ritengono che il comportamento omissivo del sindaco sarebbe altresì in contrasto con «l’articolo 46 (risposta alle interrogazioni) c. 1- Regolamento funzionamento Consiglio Comunale. Il Consigliere nel presentare un’ interrogazione, può chiedere che venga data risposta scritta. In tal caso il Sindaco è tenuto a rispondere entro i successivi 30 giorni dalla richiesta».
Maida, Maltese e Pelaia non hanno dubbi: «La mancata risposta alle interrogazioni dei consiglieri comunali, oltre a costituire una compromissione del proprio diritto ad esercitare con pienezza, tempestività ed efficacia il proprio mandato consiliare, è da interpretare a tutti gli effetti come una mancata risposta alla cittadinanza tutta, poiché l’Amministrazione è tenuta a riscontrare tali istanze non solo per questioni di correttezza istituzionale ma anche al fine di chiarire le linee di indirizzo del Governo cittadino ed orientare così al meglio le azioni dei consiglieri».

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