Un originale omaggio all’universo femminile, in occasione della ricorrenza dell’8 marzo, parte da un istituto penitenziario maschile, quello di Siano. Disegni particolarmente curati, opera di Michele, detenuto autodidatta, attento osservatore dei volti femminili, si notano nel percorso che all’interno della Casa Circondariale di Siano porta verso la sala teatro. L’idea del rispetto può passare anche dalla cura nel rappresentare un’immagine, che è comunque una forma di “attenzione” a quel prossimo “rosa” che è spesso il più vicino e il più fragile. La direttrice del carcere di Catanzaro Angela Paravati spiega: “Questi lavori sono stati realizzati grazie al materiale artistico fornito dall’associazione Universo Minori, presieduta dall’avvocato Rita Tulelli, che da anni collabora con il nostro istituto, soprattutto a tutela dei rapporti affettivi con le famiglie dei ristretti. Nell’ambito delle attività trattamentali, particolare attenzione è stata sempre data alla riflessione sulla violenza nei confronti delle donne, sugli episodi, tristemente noti, di femminicidio. Letture di libri, convegni con il Comitato Pari Opportunità della Regione Calabria, dibattiti vari hanno avuto come scopo quello di utilizzare il tempo della detenzione per riflettere su un problema a lungo sottovalutato, in alcuni contesti non considerato proprio tale, che invece ha troppo spesso conseguenze tragiche”. In tempi di pandemia da Coronavirus, l’accesso dei volontari è precluso in carcere, a tutela della salute dei detenuti, ma le realtà di volontariato possono comunque sostenere i percorsi rieducativi attivi all’interno, che si concretizzano anche nei laboratori professionali e artistici. “Questa persona oggi qui reclusa” spiega ancora la direttrice Angela Paravati “ha un profondo rapporto con la madre, e l’accuratezza dei disegni, l’attenzione agli sguardi, ai volti, la volontà quasi di fermare sulla carta il pensiero delle donne vuole essere un messaggio di vicinanza anche in un periodo di doppia separazione, dovuto alla pandemia ed alla detenzione.” Non a caso, le donne delicatamente rappresentate potrebbero essere chiunque: sono identificate solo con nomi propri femminili, sono identità singole e diffuse al tempo stesso. Questi volti sono singolarmente associati a note frasi, simbolo di quella indipendenza specificatamente femminile, che non manca di un tocco di ironia: “L’unico uomo che può metterci le mani al collo è il gioielliere”, “Non come chi vince sempre, ma come chi non si arrende mai”, “Un uomo può indossare ciò che vuole sarà sempre un accessorio della donna” e quella indimenticabile convinzione di Marylin Monroe: “Non piangere mai per un uomo, ti si sbava il trucco.” “Oltre a pene severe e giuste per questi reati è necessario innescare un cambiamento culturale” spiega la direttrice “per evitare proprio il verificarsi di comportamenti che spesso sfociano in eventi tragici. Neanche la più severa delle punizioni può restituire una vita che non c’è più. E’ questo il messaggio che parte da un carcere maschile in Calabria l’8 marzo 2021.”

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