Si svolgerà sabato 27 gennaio, alle ore 17.30, nella sala consiliare del Comune di Squillace, nella Giornata della Memoria, una conferenza di Peppino Scalzo dal titolo “Auschwitz e il silenzio ebraico”, un ritorno a quel momento di barbarie umana in cui oltre il recinto di un campo di concentramento venne avviata quella che Hitler definì “La soluzione finale degli ebrei”. Il docente squillacese racconterà la struttura di Auschwitz e ciò che avvenne al suo interno e alcuni particolari che poco si conoscono, come il segreto celato nel cancello del Campo, le illusioni di un popolo smarrito (sempre smentite e sempre risorgenti), il viaggio nei carri bestiame per arrivare in Polonia, “la marcia della morte” degli ebrei, ostaggio di un esercito in fuga all’arrivo delle truppe sovietiche e il significato del silenzio ebraico; un silenzio assordante che irritava i soldati tedeschi e li rendeva ancora più violenti e sadici. «Quando la parola perde la sua funzione – afferma Scalzo – rimane solo la voce del silenzio. Per gli ebrei il silenzio divenne il grido più forte; scrisse Elie Wiesel, deportato ad Auschwitz e poi sopravvissuto alla “Marcia della morte” che al silenzio degli ebrei faceva eco il silenzio di Dio: tragici entrambi. Gli ebrei incominciarono a credere che il silenzio di Dio rappresentasse la sua assenza o la sua indifferenza. Molti persero la fede: Se c’è Auschwitz non può esserci Dio; altri si domandavano dove fosse Dio in quel momento. A questa domanda Papa Benedetto XVI, nel suo viaggio in Polonia ha risposto così: non bisogna chiedersi dove fosse Dio, ma dove fosse l’uomo. In effetti i soldati tedeschi, accecati dalla loro presunta superiorità etnica, sembravano esseri infernali fuoriusciti dalle voragini del male, per mostrare tutta la loro matta bestialità e chi non aveva il coraggio di essere tanto crudele e spietato veniva eliminato. La storia è fatta di corsi e di ricorsi e l’uomo non ha ancora smesso purtroppo di sopraffare il proprio fratello; la memoria del passato dovrebbe insegnarci a non commettere più i medesimi errori e a vivere bene il presente per poter godere tutti di un illimitato futuro».

Carmela Commodaro

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