
Il sindaco di Riace e parlamentare europeo Mimmo Lucano ha incontrato domenica scorsa un gruppo di attivisti e di persone impegnate, ognuno nel proprio territorio, sul tema del “modello Riace” da esportare in Europa. I convenuti provenivano da varie province calabresi e dalla Sicilia; molte le persone collegate online. Il tavolo dei relatori era composto da Sasà Albanese, Peppino Lavorato e Mimmo Lucano. «Questo incontro – ha detto Albanese in apertura – serve come confronto per capire quello che Mimmo Lucano sta facendo come parlamentare europeo; è un modo anche per raccogliere sollecitazioni e contributi da parte dei territori che hanno condiviso questo percorso con Lucano e per capire come ricostruire una storia che non è solo quella di Riace. L’idea è nata per riprendere il filo conduttore che un po’ si è rallentato per diverse vicende che sono accadute». «La sentenza della Cassazione – ha aggiunto – rappresenta una vittoria di tutti noi. Un grazie va agli avvocati, ad Andrea Daqua, qui presente, a tutti coloro che hanno affiancato e sostenuto Mimmo. Grazie soprattutto a Mimmo che ha avuto la forza e il coraggio di resistere, quel coraggio che ancora gli viene richiesto perché sembra che non vogliano rinunciare a tenerlo sopra la graticola. Mi riferisco alla telefonata della Prefettura, annunciata dalla stampa, per informarlo che quello di Riace forse sarà inserito nella lista dei comuni che devono decadere per la legge Severino in riferimento al residuo della pena di 18 mesi nella sentenza nei confronti di Lucano. Nella sentenza è stato stabilito definitivamente che la storia di Riace non è stata una storia criminale, non c’è stata concussione, non c’era associazione a delinquere, non ci sono stati favoreggiamenti all’immigrazione clandestina. Questa sentenza ha spazzato via tutto il fango e la melma buttata addosso a Mimmo e il modello di Riace, ma nonostante l’assoluzione, la narrazione di alcuni giornali di destra e i disumani di questo Paese continuano a gettare fango». Albanese ha rilevato ancora che è necessario «costruire un’alternativa di sinistra a queste destre. Un’alternativa che possa abbracciare i tanti problemi dei nostri territori, la sanità soprattutto, la viabilità che presenta grandi criticità. Noi non siamo un partito, ma siamo un gruppo di personalità coinvolte nel sociale con delle sensibilità diverse e intorno alla vicenda di Mimmo si è creato un collettivo». Mimmo Lucano poi ha ringraziato tutti i presenti. «Mi aspetto da questo incontro che non è ufficiale né di partito – ha affermato – contributi da tutti voi. Quante volte abbiamo avuto incontri qui che poi hanno avuto la capacità di influenzare collaborazioni anche fuori Riace? Il senso di questo incontro richiama quello di Roma del 30 gennaio in cui si è parlato di “europeizzare il modello Riace” con esperti del settore per promuovere l’accoglienza, l’inclusione dei migranti, la rivitalizzazione delle aeree interne e fragili, riaffermare il diritto universale a migrare-immigrare, e tutti i diritti umani, in alternativa a queste destre e ai loro muri». Secondo Lucano, c’è l’ambizione di costruire un dibattito politico e portare in ambito europeo la proposta dell’accoglienza dei borghi abbandonati. «Una proposta potente – ha rimarcato – che si confronti con la chiusura della destra che propone deportazioni in Albania e lager libici. Noi dobbiamo presentare al Parlamento europeo una legge che si rifà al modello Riace, dove la dimensione umana diventa protagonista di scambio e umanità, dove ci si sente utili per gli altri, dove esiste ancora un’empatia verso lo straniero. Noi dobbiamo essere alternativa alla genetica della destra che porta all’odio razziale, per le diversità, per i migranti, per i più deboli. Il mandante della storia di Riace sono i memorandum ai tempi di Gentiloni e Minniti che fecero accordi disumani con la Libia e le mafie libiche. Riace subisce la persecuzione perché ribaltava la narrazione dell’invasione, il modello Riace propone la rinascita dei paesi. La criminalizzazione di un’idea diventata pericolosa ha portato al processo politico». Lucano ha detto di avere sempre l’idea che queste persone hanno diritto ad una vita dignitosa e serena, da impegnato nel sociale, da attivista: da sindaco in tutti questi anni ha incontrato tante persone che provenivano dai lager libici dove avevano subito torture e violenze. «Quando arrivano da noi – ha rilevato – sono traumatizzati con addosso la paura degli esseri umani. Riace ha ribaltato la narrazione dell’invasione, una dimensione possibile in alternativa ai lager, alle deportazioni e alla politica della cattiveria, Riace era diventata una preoccupazione che doveva essere eliminata». Il prossimo incontro si terrà a San Ferdinando, nelle baraccopoli, per chiederne la chiusura e proporre le alternative una volta chiuse. «Non sono accettabili le condizioni in cui vivono quelle persone – ha sottolineato Lucano – insieme a noi ci sarà il vescovo Bregantini». Tanti sono stati gli interventi dei presenti e di coloro che erano collegati in diretta streaming. L’avvocato Daqua ha parlato delle ultime novità giudiziarie emerse, chiarendo che non ci sono gli estremi per la decadenza del Comune, e nel momento in cui la Prefettura deciderà, ci si regolerà di conseguenza. «È bene chiarire – ha aggiunto – che la Corte d’Appello di Reggio Calabria e poi la Cassazione hanno assolto Mimmo eccetto un vizio che atteneva ad una determina su 60 determine che erano state oggetto di contestazione. La sentenza di Roma chiude una storia processuale e Mimmo è stato assolto; il residuo, la determina oggetto di contestazione, si riferisce ad un vizio formale di un atto, ecco perché avevamo fatto ricorso che è stato rigettato. La sentenza assolve Mimmo su un costrutto accusatorio che era assolutamente infondato». Il dibattito è stato concluso da Giuseppe Lavorato. «Viviamo in un Paese – ha affermato – nel quale si pensa di impedire alle popolazioni e ai territori di essere governati da persone come Mimmo Lucano. Viviamo in un Paese dove viene liberato un criminale efferato e lo si manda al suo Paese per continuare a perpetrare crimini. Bisogna prendere atto che non solo l’Italia, ma il mondo intero, sta per essere governato da forze che si richiamano e che portano avanti la strategia del nemico che con i mezzi d’informazione che hanno a disposizione, con i poteri dei più ricchi del mondo, falsano la realtà, la potenza di diffondere la politica del nemico nell’odio verso la povera gente, i più deboli. Questo è il mondo che abbiamo di fronte». Con l’appello finale: «bisogna fare presto e organizzarci e impiegare tutte le nostre forze per difendere la democrazia. Bisogna coinvolgere tutte le personalità uomini e donne che hanno la volontà di battersi per difendere la democrazia, la libertà, bisogna fare appello a tutti. Bisogna costruire l’unità di tutte le forze che vogliono condurla questa battaglia e di tempo non ne abbiamo tanto. Gli accadimenti mondiali ogni giorno sono veloci. Dobbiamo fare presto e costruire una grande unità di popolo per difendere la democrazia prima che la distruggano. Dobbiamo costruire contro l’odio la strategia dell’accoglienza, della fratellanza».
Carmela Commodaro