Prosegue l’ attività dell’Archeoclub di Amaroni con protagonisti i bambini delle scuole primarie (classi 3-4-5 primaria di Squillace e Amaroni e 4-5 primaria di Vallefiorita). Per Vallefiorita la classe quarta ha svolto una lezione nel plesso scolastico lunedì 25 marzo, mentre la classe quinta ha svolto lezione nella biblioteca comunale, gentilmente messa a disposizione dal sindaco Salvatore Megna. In biblioteca, ubicata nel palazzo Loiacono, luogo molto bello ed accogliente ben fornito di libri, i bambini si sono subito ambientati: il luogo ha contribuito alla creazione di un clima adatto allo studio. L’attività ha preso avvio da parte del presidente dell’Archeoclub Lorenzo Satanassi con l’introduzione su che cos’è l’archeologia e su chi è e cosa fa l’ archeologo. Durante l’attività i bambini hanno letto le letture proposte, tratte dal libretto preparato dalla sede locale di Archeoclub d’Italia Aps sede di Amaroni “Valle dell’Alessi-Majurizzuni”; in modo particolare, si è parlato di stratigrafia, scavo di emergenza e scavo di ricerca. È stato evidenziato che gli scavi di emergenza sono effettuati in relazione a lavori da parte di soggetti privati o pubblici. In tale campo, un ruolo di particolare rilievo rivestono i cosiddetti scavi di emergenza (o scavi preventivi), vale a dire gli interventi di ricerca archeologica messi in atto in quelle situazioni non programmate che si verificano in conseguenza dell’inatteso rinvenimento di oggetti e manufatti di interesse archeologico durante l’esecuzione di lavori, pubblici o privati, che comportano sbancamenti o escavazioni e rivestono una notevole importanza per i progressi dell’archeologia, in quanto permettono di accedere a conoscenze archeologiche che, altrimenti, sarebbero sfuggite all’indagine scientifica, mentre gli scavi di ricerca si svolgono in un area che si pensa possa conservare dei resti archeologici. Si è parlato anche della figura dell’archeologo evidenziando che qualunque sia la tipologia di scavo il compito di un archeologo è sempre quello di scavare per documentare, tutelare e valorizzare ciò che rinviene. Infatti, la prima cosa che un archeologo fa prima di iniziare uno scavo archeologico è documentarsi molto sull’area nella quale interviene. Ed è proprio per questo che consulta libri, immagini, documenti, tutto ciò è a sua disposizione per avere una panoramica quanto più chiara possibile sul luogo dove interverrà. Si è, inoltre, messo in evidenza che lo scavo archeologico segue i principi del metodo stratigrafico: all’interno del terreno in esame si procede alla rimozione delle diverse unità stratigrafiche, in ordine inverso si parte dal più recente al più antico; ogni strato rivela delle informazioni molto preziose circa il periodo al quale risale e se l’archeologo non prestasse attenzione non riuscirebbe a riconoscerlo. «In ognuno di questi strati – ha affermato Satanassi – si possono rinvenire diversi materiali come ad esempio ceramica, monete, resti in vetro o in bronzo, e tutti sono importantissimi per datare ciascuno strato ed ognuno di essi deve essere accuratamente studiato; infatti ogni volta che si scava un’unità stratigrafica è necessario che l’archeologo crei una documentazione specifica con una scheda, una foto e un disegno. Questa documentazione è fondamentale per conoscere le conformità e le caratteristiche dell’unità stratigrafica. Proprio per questo motivo la sua redazione deve essere più precisa e puntuale possibile». Subito dopo si è parlato della storia di Vallefiorita e del suo più illustre cittadino Paolo Emilio Bilotti. «Vallefiorita come suggerisce il suo nome – ha sottolineato il presidente Satanassi – è così chiamata per l’abbondanza di fiori che crescono nelle sue campagne ed è inoltre nota per l’abbondanza di sorgenti d’acqua ferruginose. È un paese ricchissimo di storia e di beni culturali». Ne sono stati citati alcuni: il monastero che sembra sia stato eretto nel Medioevo dai frati predicatori e si trova a sud-ovest del torrente Fherraru; notizie di questo monastero ne troviamo nel rapporto del vescovo della diocesi di Squillace Francesco Saverio Maria De Queralt al Papa Benedetto XIV. Si è anche parlato di Paolo Emilio Bilotti, nato a Vallefiorita il 4 febbraio 1860, ed è morto a Salerno il 25 novembre 1927. È stato un educatore storico e archivista italiano, direttore di convitto a Catanzaro prima di cominciare a lavorare negli archivi di stato a Bari e successivamente a Caserta. In seguito divenne direttore dell’archivio provinciale di Salerno; fece parte della Regia Commissione per la conservazione dei monumenti e della società economica salernitana; ha lasciato all’archivio di Stato di Salerno diversi documenti che aspettano solo di essere attentamente studiati e valorizzati. Si è, infine, parlato delle miniere di Amaroni e Vallefiorite, dell’importanza che esse avevano negli anni passati e degli studi che gli esperti hanno fatto nella seconda metà del XIX secolo. I bambini sono stati, inoltre, informati delle attività didattiche educative che svolgeranno nel corso dell’estate e dei luoghi che nell’ambito del progetto didattico andranno a visitare: il mulino di Capocannala, la chiesa parrocchiale e la casa di Paolo Emilio Bilotti. I bambini si sono dimostrati molto attenti ed entusiasti della lezione tenuta: hanno preso appunti e alla fine hanno rivolto delle domande al professor Satanassi ricevendo sempre risposte chiare ed esaurienti; quindi, si sono dati appuntamento per la visita ai luoghi messi in progetto per il prossimo 10 aprile, giorno programmato per l’uscita della classe quinta. Ai bambini e ai docenti è stato fatto dono del volume avente per titolo “Conosciamo l’archeologia e la storia dei nostri paesi” realizzato dalla sede locale di Archeoclub d’Italia sede di Amaroni “Valle dell’Alessi-Majurizzuni”; i bambini e gli insegnanti sono stati invitati ad essere presenti alla cerimonia di premiazione che si terrà il prossimo 30 aprile nella sala consiliare del Comune di Amaroni.

Carmela Commodaro

Indietro