“Mobbasta” una performance per sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne. L’ha proposta il liceo artistico di Squillace, in collaborazione con l’istituto comprensivo Soverato Primo (scuola secondaria di primo grado “Ugo Foscolo” e “Satriano Laganosa”) e col Soroptimist Club di Soverato e il patrocinio del Comune di Soverato. Si è svolta stamattina, sul corso di Soverato, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. La performance, che supera gli schemi tradizionali dell’arte per creare una maggiore complicità emotiva nella quale si inscrivono reciprocamente azione dell’artista ed esperienza del pubblico, è nata come un’occasione di riflessione sulla tematica della violenza sulle donne. Protagonisti sono stati i giovani, chiamati ad esprimere, attraverso la presa di coscienza, il sostegno e l’azione, un messaggio di vicinanza a tutte le donne vittime di violenza e sensibilizzare su un tema di grande rilevanza sociale. Gli organizzatori hanno proposto una suggestiva manifestazione. «I bambini – spiegano – nascono come tela bianca, ognuno di loro dovrebbe tingere la propria a modo suo. Ma, inevitabilmente, quella tela subirà le impronte degli adulti, retaggio di influenze sofferte dai loro padri dalle loro madri, dall’ambiente in cui hanno vissuto e vivono, dagli amici scelti e quelli trovati, dagli amori trovati e quelli persi, dai rifiuti a cui non si è educati. Difficile insegnare l’emozione, la corretta gestione dei sentimenti, l’accettazione della scelta altrui come sinonimo di libertà. La vita è un insieme di relazioni da tessere: siamo come fili, intrecciati, che creano legami e connessioni. Un telaio bianco, inviolato, la coscienza pura, ancora da formare. La necessità di una educazione diversa. Il filo rosso, la trama, un intreccio di errori tramandati, un gesto di violenza. Il tessere del filo sul telaio rappresenta tutto quello che di sbagliato cresce dentro al ragazzo fino a farlo diventare uomo violento. Ma questa trama si può sciogliere, si può rompere questa violenza, si può chiedere perdono». Durante la performance, una voce narrante ha letto il testo introduttivo, mentre sulla scena vi erano dieci ragazze, vestite di bianco e sedute in posizione fetale, con le ginocchia piegate e sollevate verso il petto. Davanti a loro, dieci bambini seduti con un telaio bianco in mano. Dalla parte opposta, dieci ragazzi, sempre vestiti di bianco, con in mano del filo rosso e ai loro piedi un paio di scarpette rosse. I bambini, dopo essersi alzati, si sono diretti verso i ragazzi tendendo il telaio. La voce narrante ha scandito i nomi delle donne vittime di femminicidio nell’anno in corso. I ragazzi hanno intrecciato il filo attorno al telaio sorretto dai bambini. I bambini, con un gesto deciso, hanno consegnato il telaio ai ragazzi, hanno raccolto da terra le scarpette e, srotolando il filo, sono tornati dalle ragazze poggiando ai loro piedi le scarpette rosse. Una richiesta di perdono che racchiude in sé un messaggio di speranza e di redenzione. Le ragazze, dopo essersi alzate, hanno abbracciato i bambini. Lungo il corso di Soverato sono stati posti i telai bianchi, con la trama di filo rosso e le scarpette rosse.

Carmela Commodaro

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