(Riceviamo e pubblichiamo)
Quante volte abbiamo celebrato questa ricorrenza nel ricordo di coloro che sono caduti in guerra e nell’auspicio che il loro sacrificio sia servito da monito affinché la pace riacquistata con il prezzo del loro sangue non venisse mai più violata da altre guerre.
Imparare dal passato perché alle nostre generazioni e a quelle future fosse risparmiato l’orrore che ogni guerra porta con sé, sarebbe stato utile esercizio di saggezza. Ma come ogni altro proponimento umano posto al vaglio della buona volontà, anche questo si è ricorrentemente dimostrato fragile a causa di stolti egoismi generatori di dissidi e contrasti tra le nazioni.
Così, dopo i due conflitti mondiali, tanti altri sanguinosi conflitti sono seguiti nel mondo e nel cuore della stessa Europa esigendo il tributo di vite umane anche tra i nostri connazionali.
Noi oggi consideriamo eroi quei soldati che nell’adempimento del proprio dovere hanno perso la vita e lasciato nel lutto le proprie famiglie. Ed eroi certamente lo sono, anche se involontari, anche se le loro aspettative di vita, le loro aspirazioni ad una vita ordinaria ma felice, sono state brutalmente stroncate dalla follia di pochi che considerano ancora il mezzo della guerra come soluzione ai problemi tra nazioni.
Noi li onoriamo, ma i loro familiari avrebbero preferito avere le loro persone vive accanto a sé. Noi ricordiamo il loro sacrificio, ma spesso dimentichiamo che la pace che da quel sacrificio è scaturita è un bene che va coltivato ricorrendo alla paziente diplomazia e non alla prepotenza delle armi!
La follia della guerra russo-ucraina in corso nel cuore dell’Europa, che tante vittime sta mietendo anche tra gli innocenti civili, dimostra che non si è saputo fare abbastanza per mantenere fede all’implicita promessa di pace fra i popoli che dovrebbe presiedere alla commemorazione dei caduti di tutte le guerre.
Tanti di noi hanno avuto nelle proprie famiglie uno o più parenti caduti nel corso delle due guerre mondiali. Altri, in tempi più recenti, hanno perso loro cari congiunti
nell’assolvimento del proprio dovere e addirittura in operazioni di pace. Il modo più giusto di fare memoria di quanti hanno così dato la vita sarà quello di fare serio proponimento di adoperarsi affinché tacciano le armi e si levi concreta la voce della ragionevolezza a risolvere le contese tra i popoli. A tutti i caduti e a quanti, appartenendo alle Forze Armate e a quelle dell’Ordine, compiono quotidianamente il proprio dovere rischiando la vita per garantire la nostra sicurezza, vada la nostra grata riconoscenza interrogandoci seriamente quanto anche noi siamo disposti a fare per dando, all’occorrenza, alla Pace un nostro sia pur modesto contributo.
Cav. Devito Rocco Antonio

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