Se si tengono presenti le statistiche relative all’occupazione delle donne nelle attività scientifiche, dove si registra una fortissima sperequazione tra i generi, merita mettere in luce una realtà del tutto incoraggiante all’interno dell’agenzia Regionale per la protezione del l’ambiente, in Calabria.

I ruoli ricoperti dalle donne sono meritocraticamente valorizzati, a dimostrazione che la visione stereotipata che precluderebbe alle donne l’impegno negli studi e nelle ricerche scientifiche non trova riscontro laddove l’accesso e la carriera delle donne alle attività scientifiche è regolato dal merito. La riflessione vale soprattutto nell’ambito delle ‘scienze dure’, quali la fisica, chimica, la biologia, ecc. che, nel loro sviluppo storico, si può dire che siano state considerate esclusivamente appannaggio degli uomini. La riflessione sulla questione di genere nell’ambito delle attività scientifiche mette in luce una realtà positiva all’interno dell’Arpacal. Soprattutto se si considera la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, presenza veramente preponderante, come risulta per la direzione dei dipartimenti: tre su cinque sono donne (Reggio Calabria, Cosenza e Catanzaro). Donne sono anche la maggioranza dei biologi; due chimiche, Filomena Casaburi Mimma Ventrice dirigono i laboratori (bio naturalistico e chimico) del Dipartimento di Catanzaro. Al Dipartimento di Reggio, diretto da Giovanna Belmusto, chimico, è donna anche il dirigente del servizio tematico acqua, Francesca Pedullà, biologa. A Cosenza, Giuliana Spadafora, chimica, è dirigente del Laboratorio Chimico mentre Francesca Tarsia, fisico ambientale, è dirigente del Servizio Radiazioni e Rumore. Inoltre, sono donne a guidare attualmente le cosiddette strutture strategiche dell’agenzia: Rosaria Chiappetta, dirigente chimico, per la Rete Laboratoristica, Sonia Serra, dirigente chimico, al Controllo Qualità, Teresa Oranges, dirigente geologa, al Centro di Geologia e Amianto, Claudia Tuoto, dirigente chimico, alla Rete di Qualità dell’aria. La presenza delle donne nell’ambito di un’istituzione scientifica come Arpacal, e in particolare nei ruoli dirigenziali, è la prova di come l’ingegno femminile abbia una proiezione concreta nel lavoro e sia capace di aggiungere valore alle attività in cui è richiesta capacità di attenzione e coordinamento. La riflessione vuole andare oltre la giornata dell’8 marzo per segnalare alle giovani donne, in particolare, l’opportunità di compiere scelte studi scientifici, ibere da visioni stereotipate in cui la donna appare meno adatta degli uomini a sviluppare le sue capacità.  Ancora oggi, nonostante le evidenze presenti in ambito scientifico ed i traguardi raggiunti, il lavoro delle donne nelle attività scientifiche sia riconosciuto e il lavoro apprezzato, il binomio Donne e Scienza necessita di ulteriori passi per abbattere gli stereotipi e recuperare i ritardi che vedono le donne laureate in discipline Stem al 16,2% contro il 37,3% tra gli uomini. Ed è una necessità che le sfide ambientali della transizione ecologica mettono ancora di più in evidenza. Non è solo un’esigenza culturale presente ma anche economica che riguarda il futuro e la sostenibilità perché l’esperienza, all’interno dell’agenzia e nelle realtà lavorative in genere, evidenziano che le donne nel lavoro sono portatrici di perseveranza e immensa passione per il proprio lavoro.   Per ridurre il gap e far crescere la passione e la curiosità scientifica sin dalla giovanissima età, l’Arpacal ha acceso molte convenzioni con scuole e università. Perché rendere la scienza sempre più inclusiva per giovani, uomini e donne, è lo strumento essenziale per affrontare adeguatamente le sfide ambientali e porre le basi di uno sviluppo sostenibile.

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