Corso di tessitura al telaio a quattro licci. Lo organizza l’associazione “Ama Calabria” (auto mutuo aiuto), con sede a Squillace, presieduta dalla psicologa Rosetta Conca. Un filo unisce il passato al presente attraverso la trama e l’ordito per intrecciare luoghi persone ed emozioni. «La condivisione di questo progetto – spiega la dottoressa Conca – nasce da un gruppo di persone, soprattutto donne, che ancora nitidamente ricordano le nonne o altre donne al telaio nelle nostre case a Squillace. Forse il ricordo o il bisogno di stare assieme nell’età della saggezza ci spinge a fare e a voler tessere i nostri luoghi, le nostre emozioni, le nostre storie, dando vita ad una tela con la trama e l’ordito». Il corso di tessitura al telaio viene proposto in collaborazione con l’Arsac (Agenzia Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura) in Calabria: il primo si volge dal 4 all’8 ottobre, dalle ore 9 alle 16; il secondo dal 18 al 23 ottobre, alla stessa ora. Il corso teorico e pratico è rivolto alle persone che desiderano apprendere nozioni base di tessitura a 4 licci. La fase teorica insegna a mettere su carta un’armatura, a leggere i rimettaggi e ad interpretarli; la fase pratica insegna a predisporre l’ordito sull’orditoio, a vestire il telaio attraverso il rimettaggio e l’avvolgimento; quindi, le rifiniture per la gestione e cura delle tensioni, dei rientri e riparazione dei fili rotti. I tessuti a 4 licci sono quelli più indicati per l’abbigliamento ma naturalmente possono essere destinati anche alla creazione di tovaglie, asciugamani, cuscini, lenzuola, coperte e altro. Verrà utilizzato un cotone 12/3. Per il futuro si prevedono percorsi didattici per adulti e bambini. Le lezioni in presenza saranno tenute dalla dottoressa Luigia Iuliano, dell’Arsac. Dal primo novembre, inoltre, la sala dei telai è aperta al pubblico ogni giovedì pomeriggio nella sede dell’associazione, a Squillace, in piazza Duomo, telefono 3701549384. Ama Calabria ha acquistato ben cinque telai, ritirati da Firenze e pagati grazie agli introiti del 5 per mille, oltre che con il supporto della Fondazione Paolo Ponterio. A Squillace una volta veniva utilizzata la ginestra i cui steli venivano macerati, come la canapa e le fibre venivano usate per fabbricare funi o per tessere tele. Nel passato più recente si riusciva a tessere stoffe e tele di ottima fattura, utilizzando anche rustici telai. Ai nostri tempi, con l’avvento delle altre fibre, sarebbe antieconomico sfruttare la ginestra. La ginestra si raccoglieva a settembre. Un lavoro soprattutto femminile. Veniva raccolta in mazzetti, bollita e messa a bagno nel fiume per una settimana; poi, veniva strofinata sulla sabbia e sbattuta sulle pietre e messa al sole ad asciugare. Quindi, veniva cardata e filata, raccolta con l’arcolaio e tessuta al telaio. Con il filato ricavato si potevano realizzare strofinacci, sacchi per farina, coperte, lenzuola, tovaglioli. La ginestra veniva usata anche per legare i vestiti, imbottire cuscini e materassi e per profumare la casa. Nel 1400, è documentata la presenza di mercanti fiorentini che acquistavano anche a Squillace seta di ottima qualità.

Carmela Commodaro

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