CATANZARO – “Il Consultorio quale futuro”. E’ questo il tema dell’incontro streaming organizzato nei giorni scorsi dalla Cgil AREA Vasta, guidata dal segretario generale Enzo Scalese, e dalla Fp Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo per un costruttivo confronto con le associazioni e gli operatori del settore che il sindacato di Landini nell’Area centrale della Calabria considerata strategico. Il confronto on line con le associazioni è stato finalizzato alla “socializzazione” dei risultati della ricerca condotta dalla Cgil alla situazione dei consultori dell’Area Vasta L’incontro è stato moderato da Giovanna Folino Gallo, Segretaria Fp Area Vasta, mentre l’introduzione è stata affidata ad Amalia Talarico, segretaria Fp Cgil Area Vasta, a seguire è intervenuta Rossella Napolano, segretaria confederale Cgil Area Vasta. Tra i presenti Franco Grillo, Segretario generale Fp Area Vasta. Tra le associazioni: Acquamarina (Catanzaro); il collettivo politico “Ci siamo rotte i tabù” (Catanzaro); Cooperativa Noemi (Crotone); Libere donne (Crotone); “Noi mamme e bebè” (Crotone); Fidapa (Crotone), Soroptimist (Crotone), e Rubens Curia di “Comunità Competente”, oltre che operatori medici, assistenti sociali e psicologi. I consultori, istituiti dalla Legge 29 luglio 1975, n. 405, sono servizi socio-sanitari integrati di base, con competenze multidisciplinari. Costituiscono un importante strumento per attuare gli interventi previsti a tutela della salute della donna, più globalmente intesa e considerata nell’arco dell’intera vita, a tutela della salute dell’età evolutiva e dell’adolescenza e delle relazioni di coppia e familiari. Secondo quanto emerso dal confronto, la Cgil ha posto l’accento sull’assenza nei consultori di due operatori specifici: assistente sociale e lo psicologo. In questa ricerca emerge che i consultori presenti in queste aree, sottodimensionati rispetto alla legge 34 che individua un consultorio ogni 20 mila abitanti, e nonostante il sottodimensionamento, tra quelli esistenti alcuni sono stati chiusi proprio per mancanza di personale. Emerge, inoltre, che è saltato il principio della multidisciplinarietà e soprattutto che il lavoro viene condotto in una situazione di emergenza, vista la carenza di personale, e gli operatori soprattutto psicologi e assistenti sociali che seguono i provvedimenti dell’autorità giudiziaria(incontri protetti con i minori e le relazioni psicosociali) non riescono più a soddisfare la domanda. Un’altra criticità rilevata dalla Cgil nella ricerca è la seguente: il consultorio si riduce ad ambulatorio specialistico. Per noi invece il consultorio è una struttura significativa che serve ad attuare politiche sanitarie ma anche sociali efficaci, sociali perché insieme al sanitario posso intervenire in tutte quelle fasi nel corso della vita della donna, della famiglia e della coppia. L’alleanza stretta tra i Servizi sociali e le figure multidisciplinari nel consultorio è fondamentale. Nel corso di una serie di incontri con le Asp, si è messo in rilievo che molti degli operatori che sono andati in quiescenza non sono stati integrati, ma emerge che sono state richieste assunzioni per assistenti sociali, psicologi e altre figure: le assunzioni effettuate, però, sono insufficienti per fare fronte alla drammatica situazione esistente nei consultori. Quindi, quale futuro nei consultori rispetto a questo? “A nostro avviso – sostengono le segreterie generali di Cgil ed Fp Cgil Area Vasta – emerge una visione non territoriale dell’assistenza che stravolge il rafforzamento che si riscontra nel PNRR in cui c’è un invito a progettare sempre più servizi di prossimità e vicini al cittadino, quindi assolutamente territoriali”.

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