Il 23 maggio era nella terna arbitrale dell’incontro di calcio di serie D tra Paternò e Cittanovese; domenica scorsa la trentesima presenza da assistente nella stessa serie nella partita tra Picerno e Real Aversa. Luca Mantella, 28 anni, originario di Squillace, è un arbitro di calcio iscritto alla sezione di Livorno, dove ha frequentato il corso specifico nel 2009. Dopo aver superato l’esame finale e il test di idoneità atletica, è stato designato per la direzione delle prime gare nel settore giovanile delle squadre della provincia di Livorno. Ha esordito ad aprile 2009, svolgendo la funzione di arbitro fino al 2016. Luca poi effettua il passaggio ad assistente arbitrale, esordendo a Lucca il 25 settembre 2016 per una partita del campionato di Promozione; e in Eccellenza nel 2017. La promozione ad assistente nazionale arriva al termine del campionato 2018/2019: a settembre inizia a dirigere le gare di serie D, debuttando in provincia di Padova. Il padre Giuseppe ricorda che Luca, fin da ragazzino, ha avuto come tanti giovani la passione per il mondo del calcio, trasmessagli da lui. « Ha iniziato a praticare questo sport – aggiunge il papà – all’età di sette anni nella squadra giovanile del nostro quartiere, la Banditella di Livorno. A 15 anni ha maturato la decisione di diventare un arbitro. Il vero motivo che spinge migliaia di giovani a calcare ogni fine settimana i terreni di gioco di tutta Italia per dirigere una gara può essere naturalmente soprattutto la passione di sentirsi, comunque, parte del mondo del calcio. E poi perché si tratta di una e vera propria scuola di vita nella quale ogni gara appare una sfida: le difficoltà che si incontrano nel dirigere una gara aiutano a consolidare la propria sicurezza, il carattere e l’autostima, aiutando ad affrontare positivamente aspetti importanti della vita di tutti i giorni». Sempre secondo Giuseppe Mantella, assumere decisioni con la dovuta convinzione in una frazione di secondo costituisce sicuramente un valido ausilio alla crescita interiore di un arbitro sviluppando quelle capacità di rendersi maggiormente credibili e autorevoli. «Questo perché – conclude – ogni volta che scendono in campo affinano sempre di più le capacità di relazione con l’evidente conseguenza di fare concreti progressi nel sapersi rapportare alle persone che ti circondano. Il rispetto per gli altri, la professionalità, la fermezza e la sportività sono valori che devono coltivare continuamente per poter crescere ed esercitare con equilibrio il ruolo dell’arbitro».
Carmela Commodaro

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