“Nel giorno in cui si festeggia la Repubblica a 75 anni dalla sua nascita, e quindi si celebra la democrazia e i diritti e quella Costituzione che all’articolo 3 si impegna a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, alcune persone prendono di mira l’auto di un militante delle battaglie per i diritti Lgbt attivo e determinato come Davide Sgrò, imbrattandola con scritte offensive e discriminatorie dal punto di vista dell’orientamento sessuale. Si tratta dell’ennesimo atto intimidatorio a lui diretto: condannare non basta più. Bisogna cogliere l’occasione di aprire un dibattito culturale su quello che sta accadendo anche nella nostra regione, esattamente come esiste nel Paese attorno al ddl Zan: oggi più che mai, diritti civili e diritti sociali sono due volti della stessa battaglia di libertà e di uguaglianza”. E’ quanto afferma il segretario generale della CGIL Area Vasta, Enzo Scalese che esprime solidarietà e vicinanza a Davide Sgrò a nome del sindacato. “Lo Stato deve rimuovere gli ostacoli che le nuove generazioni incontrano sul proprio cammino: quando chiedono di essere se stessi, di inseguire desideri e aspirazioni, senza aver paura – afferma ancora Scalese -. E’ la sfida di questi giorni ancora tramortiti dalle conseguenze sociali ed economiche nefaste di una pandemia che ci ha ferito e cambiato nel profondo. Una situazione che ha reso ancora più profonda la solitudine di chi lotta per il diritto di essere se stesso, mentre torna prepotente a farsi forte l’odio intramontabile contro gli Lgbt che si manifesta con aggressioni violente. C’è anche un fenomeno trascurato come l’omotransfobia quotidiana che miete vittime tra gli adolescenti, sempre più vittime di aggressioni e bullismo: la vita di questi ragazzi tra i banchi di scuola è spesso una condanna al silenzio. Sono quasi 30 anni che il nostro Paese chiede di prendere posizione e riconoscere formalmente l’esistenza e il peso dei fenomeni discriminatori nei confronti delle persone Lgtb in quanto tali: una legge che riconosca e condanni le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere significa attivare un processo soprattutto culturale”, conclude Scalese.

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