ROMA – A tre giorni dalla riapertura degli impianti sciistici in Lombardia e Piemonte, il 15 febbraio, e in Valle d’Aosta, Friuli e Trentino il 17 e il 19 febbraio, il monitoraggio della cabina di regia sull’epidemia di Covid-19 consegna un messaggio preoccupante: ci sono segnali di un preludio “ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane qualora non venissero rigorosamente mantenute misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”. Sono finiti quindi i segnali di decrescita dell’epidemia e per la seconda settimana di seguito i valori dell’RT iniziano a cambiare, in negativo: da 0,84 di sette giorni fa a 0,95, ovvero l’Rt medio calcolato sui casi sintomatico. Ancora sotto 1 ma, come spiegano gli esperti dell’Istituto superiore di sanita’ che hanno elaborato il monitoraggio, la “Provincia autonoma di Bolzano e la Regione Umbria sono a rischio alto, dieci a rischio moderato, di cui cinque ad alto rischio di progressione a rischio alto nelle prossime settimane, e nove con rischio basso. Peggiora – segnala ancora l’analisi – la trasmissione rispetto alla scorsa settimana con sette Regioni/province autonome che hanno un RT puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2″. L’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni – spiega ancora l’analisi – “rimane stazionaria, 269,79 per 100mila abitanti contro 273,01 per 100mila abitanti del periodo precedente”, 18 gennaio-31 gennaio. Al tempo stesso questo valore di incidenza “e’ ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti”.

ISS: IN ITALIA 17,8% INFEZIONI DOVUTE A VARIANTE INGLESE

A livello nazionale la stima di prevalenza della cosiddetta ‘variante inglese’ del virus Sars-CoV-2 è pari a 17,8%. Sono questi i risultati preliminari della ‘flash survey’ condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali. Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 8 febbraio. I campioni analizzati sono stati in totale 852 per 82 laboratori, provenienti da 16 regioni e province autonome, ripartiti in base alla popolazione. Il risultato medio è in linea con quello di altre survey condotte in Europa. Il range di prevalenze sembra suggerire una diversa maturità della sub-epidemia determinata probabilmente da differenze nella data di introduzione della variante stessa. È presumibile pertanto che tali differenze vadano ad appiattirsi nel corso del tempo. Il risultato dell’indagine ci dice che nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa (in Francia la prevalenza e’ del 20-25%, in Germania sopra il 20%), c’è una circolazione sostenuta della variante, che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi. La necessità di monitorarne attentamente la prevalenza deriva dalla sua maggiore trasmissibilità rispetto al virus originale. Un attento monitoraggio ci consentirebbe, assieme al rafforzamento delle misure di mitigazione, di contenere e arginare gli effetti della nuova variante mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato. Nei prossimi giorni l’indagine sarà ripetuta, per verificare la velocita’ di diffusione della nuova variante. Il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti, anche se la maggior parte di queste non cambia le caratteristiche del virus. La vigilanza deve restare alta però per individuare, come viene già fatto, quelle che potrebbero peggiorare la situazione in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi, tenendo presente che questi ultimi possono essere comunque modificati per adeguarli alle versioni più pericolose. (dire.it)

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