“Ho ripreso il treno” è il titolo del libro, edito da Rubbettino, scritto da di Roberto Porciello, medico specialista oncologo, cimentatosi, con grande entusiasmo, in questa sua prima esperienza letteraria.  L’opera tratta un argomento complesso, la leucemia linfatica cronica, raccontata con un linguaggio medico e scientifico, ma nello stesso tempo, semplice tanto da renderla comprensibile anche ai non addetti ai lavori, soprattutto perché in parallelo c’è un racconto piacevole e coinvolgente sulla esperienza, la vita e gli accadimenti del protagonista, il medico onco-ematologo, Raffaele Favati, attraverso il quale l’autore stesso si racconta. La storia si sviluppa nell’anno 2017, quando nella stazione ferroviaria di Lamezia Terme, Favati si reca per prendere il treno che lo porterà a Roma per partecipare ad un congresso medico. E proprio nel treno, mentre riaffiorano i ricordi di quando viaggiava per studiare all’università, incontra una signora che, durante una conversazione le rivela di essere affetta da leucemia linfatica cronica. La donna si reca a Milano, come spesso accade per i calabresi costretti a curarsi altrove, e proprio nel succedersi degli eventi che viene rivelata, in maniera puntuale l’intuizione del medico nello studio di questa malattia spesso sottovalutata dalla ricerca scientifica e cioè il ruolo specifico del citomegalovirus, gli anticorpi che il nostro organismo produce contro il virus, come causa indiretta della leucemia. Una intuizione rivelatisi poi fondata negli approfondimenti che Favati ha posto in essere nel corso della sua lunga esperienza professionale sui pazienti affetti da questa malattia, ottenendo ottimi risultati con la somministrazione di una innovativa terapia. In questo approfondito studio, Favati si concentra anche sulle cause della malattia, spesso trascurate nelle varie ricerche, mentre è proprio il chiarimento della patogenesi, la causalità della leucemia, che può offrire una strategia terapeutica vincente. Questo si evidenzia dalle pagine del libro perché, come spiega Porciello nella nota dell’autore, “non bisogna accontentarsi mai delle spiegazioni di comodo, ma bisogna andare fino in fondo alla ricerca del perché ci ammaliamo, senza aver paura di guardare dietro l’angolo alla ricerca delle verità nascoste”. Favati è un medico appassionato che non si ferma a leggere gli eventi ma vuole comprendere le cause che scatenano la malattia ed è proprio questa determinazione che lo porterà a raggiungere obiettivi importanti. Ma Favati è anche un uomo romantico, nostalgico, amante delle cose semplici e soprattutto della musica, infatti, da studente negli anni dell’università, ha fondato un gruppo musicale chiamato “I globuli rossi”, proprio a sottolineare la sua passione per l’ematologia. Successivamente, anche da medico affermato, la musica continua ad essere un elemento importante nella sua vita e con due amici, uno musicista professionista e l’altro un eccentrico docente, si riunisce per eseguire brani tratti dal classico repertorio musicale del rock, del pop e della canzone napoletana, di Led Zeppelin, Pink Floyd , Le Orme, I New Trolls e tanti altri. Dall’attenzione prestata dal medico Favati, a Sonia, la paziente incontrata per caso, della quale poi troverà il modo per informarsi sulla sua salute, viene fuori il rispetto e la cura nei confronti dei suoi pazienti, nonché l’amore per la famiglia, per la moglie Teresa e per i due figli che spesso coinvolge in questa sua passione per la ricerca. Caratteristiche queste che rispecchiano il profilo umano e professionale dell’autore, in questa sua prima opera letteraria in cui ha dimostrato di saper conciliare la parte più prettamente scientifica e medica con la parte romanzata, intrecciando i due aspetti con grande sapienza e astuzia. Un libro piacevole che riesce a catturare l’attenzione del lettore dall’inizio fino alla fine. 

Rosanna Paravati     

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