Quella di Francesco non è stata una venuta al mondo tanto facile. Michele Mancusi e Lorenza Serratore, una coppia di Stalettì, hanno sofferto tanto prima di avere con sé a casa il loro secondo figlio Francesco. Ma la professionalità degli operatori del reparto di Neonatologia dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro ha fatto tutto il possibile per salvare il bimbo. Il quale è nato il 26 luglio scorso, alle ore 23.40, dopo una gestazione di 32 settimane, con un cesareo d’urgenza. Pesava 2,400 kg. Una gravidanza complicata da diabete gestazionale e minacce di parto pretermine. Alla nascita al bimbo è stata praticata la rianimazione primaria per ipotono, iporeattività e cianosi; è stato condotto in termoculla e avviata la ventilazione meccanica, con terapia antibiotica e altri farmaci specifici. Il 30 luglio, purtroppo, insorgeva l’emorragia polmonare. Dal 5 agosto si notava un lento e progressivo miglioramento del quadro respiratorio, tanto che si è potuto passare all’ossigeno libero. «Il mattino successivo alla nascita – racconta mamma Lorenza – ho visto il mio bambino tutto intubato: non aveva sviluppato bene i polmoni, i reni, aveva una broncodisplasia. C’era stato un peggioramento durante la notte, anche i giorni successivi non sono stati tranquilli. La dottoressa Maria Lucente, la direttrice del reparto, ci chiamò dicendoci che la vita di Francesco era legata ad un filo; che ci voleva solo un miracolo per salvarlo. Loro hanno fatto l’impossibile per salvarlo e ce l’hanno fatta. È stato ricoverato per tre mesi nella camera intensiva, tre lunghi mesi vissuti nell’ansia e nell’incertezza. Il bambino è uscito con l’ossigeno e il saturimetro attaccato. Siamo usciti dall’ospedale, la dottoressa ci fece le carte per avere l’ossigeno a casa. Per una settimana il bimbo ha avuto bisogno dell’ossigeno, dopodiché grazie a Dio e a loro Francesco è riuscito a staccarsi definitivamente dall’ossigeno». Oggi Francesco sta bene. Michele e Lorenza sono felici: «è qui con noi. La Neonatale di Catanzaro ce lo ha salvato. Ringrazio tutto il personale, gli oss, gli infermieri, le dottoresse che ci davano sempre parole di conforto. Sono dei veri angeli, veri professionisti a cui saremo sempre grati».

Carmela Commodaro

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