Mentre Roma discute Sagunto viene espugnata dai nemici. Sagunto resistette otto mesi ma le nostre imprese, già piagate da una crisi endemica ed inserite in un tessuto economico fragilissimo, sono praticamente in ginocchio e le misure previste per la fase 2, qualora non si attuino immediate correzioni, determineranno la chiusura definitiva di molte di loro. Sarebbe stato senz’altro opportuno prevedere una differenziazione delle azioni da attuare secondo aree territoriali prevedendo per regioni come la Calabria, in cui la percentuale di contagi è straordinariamente bassa rispetto al resto dell’Italia, aperture differenziate, sempre con il dovuto distanziamento sociale e tutte le altre misure precauzionali necessarie e previste. tutto ciò non è stato però contemplato ed anzi, a fronte di una costante chiusura governativa, non è stato ricevuto dalle imprese alcun indennizzo o aiuto concreto, ivi compresa la cassa integrazione in deroga che spetterebbe ai dipendenti. Confcommercio Calabria Centrale ha cercato di individuare e proporre soluzioni sulla base delle richieste delle imprese, incontrando esponenti del governo regionale competenti per filiera. Il decreto “Riparti Calabria” potrebbe rappresentare un’opportunità, ma si rendono necessarie immediate iniezioni di liquidità per le aziende, poiché, come stiamo sostenendo da più settimane, sulle stesse incombe il pericolo reale, se non già presente, di finire nelle mani dei falsi benefattori del sistema usuraio. Confcommercio e le associazioni di categoria sono intermediari con un compito importante: quello di accogliere istanze e disagi per poi interagire con le istituzioni e, di concerto con queste ultime, trovare soluzioni condivise. Le risposte dovranno arrivare al più presto o lo stesso ruolo delle associazioni di categoria sarà inevitabilmente svilito, non riconosciuto e non compreso. Non è un caso che negli ultimi giorni, nel vuoto delle risposte alle nostre richieste, il sistema economico si è attivato e molte aziende, riunitesi in spontanei movimenti, hanno minacciato di restituire le chiavi delle proprie attività. Sono stati denunciati più volte in queste settimane i problemi degli esercenti, dalle lungaggini burocratiche delle banche per l’accesso al sistema creditizio, ai titoli in scadenza per il pagamento dei fornitori, ai canoni di locazione per gli immobili oggetto dell’attività, alle indennità per i ricavi non percepiti rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019, ai problemi per la riapertura di bar, ristoranti, stabilimenti balneari e pubblici esercizi in genere ed alla riapertura del commercio al dettaglio, in particolare di abbigliamento e accessori. Nel vuoto delle azioni concrete il pericolo di una vera e propria crisi sociale, dalle imprevedibili conseguenze, diventerà reale.

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