CATANZARO –  “Nei giorni di festa, come quello di oggi che ci ricorda i valori morali e civili sul quale l’Italia ha saputo costruire il proprio futuro, quel futuro di cui oggi abbiamo tanto bisogno, il pensiero dei nostri ragazzi lontani dalla Calabria, per studiare, per lavorare, che pagano doppiamente l’isolamento e il distanziamento per contenere l’emergenza da coronavirus, è ancora più intenso. E’ il momento di farli tornare a casa”. E’ quanto afferma Roberto Guerriero, già consigliere comunale di Catanzaro che interviene nel dibattito aperto sugli studenti fuorisede che vogliono rientrare non appena partirà la Fase 2 post lockdown. “Il presidente della Regione, Jole Santelli, ha il dovere etico e morale di pensare alla salute e alla sicurezza dei calabresi disciplinando con dettagliate e attente ordinanze ingressi e modalità operative del lento ritorno di una normalità contenuta – afferma ancora Guerriero -. Ma anche i ragazzi che con responsabilità hanno scelto di restare lontani da casa nella fase più critica dell’aggressione del covid 19, per preservare i propri cari, sono calabresi che al momento chiedono aiuto: non possono essere penalizzati ancora perché semplicemente hanno rispettato le regole. Il presidente della Regione si liberi dagli steccati nel negazionismo ad oltranza che rinchiude negli steccati del “no” anche possibili soluzioni: ci sono e devono essere attuate. Devono continuare a rispettare l’isolamento nel momento in cui rimetteranno piede in Calabria? Benissimo. Perché non scegliere di ospitare i nostri ragazzi, per tutto il tempo che l’opportunità e il buon senso ci indicheranno sia necessario, nelle tante – troppe – strutture alberghiere costrette alla chiusura per l’azzeramento delle prenotazioni? Sarebbe un modo anche per sostenere un settore che rappresenta la spina dorsale dello sviluppo economico di buona parte del nostro territorio, soprattutto in questo periodo dell’anno che sta registrando il crollo del fatturato. Venga loro fatto il tampone e al rientro li facciamo restare in regime di quarantena. Come sempre – conclude Guerriero – è una questione di scelte, politiche e umane”.

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