SQUILLACE – In periodi di calamità ed emergenze varie gli italiani non si smentiscono: il loro grande cuore vince sempre nelle situazioni di assoluto bisogno in cui versano tante famiglie. Anche in questo frangente della storia, in piena emergenza coronavirus, si moltiplicano le iniziative solidali per dare una mano a chi non ce la fa. Una bella storia che merita di essere raccontata arriva da Squillace, dove un giovane di 24 anni si sta dando da fare per aiutare concretamente i più sfortunati. Una guardia giurata, quindi uno che certamente non naviga nell’oro. Si chiama Gabriele Mauro ed ha deciso di utilizzare parte del suo stipendio per comprarebeni di prima necessità da destinare alle persone in difficoltà. «Essendo un vigilante – racconta – il nostro lavoro, in questi casi di emergenza, non si ferma, anzi aumenta. Ogni giorno siamo presenti in prima linea per garantire il servizio e la sicurezza in tutti i luoghi pubblici.Come tantissime altre persone, stiamo vivendo questa emergenza sul campo ed è proprio da qui che parte la mia iniziativa di aiutare le famiglie in difficoltà, devolvendo una parte del mio stipendio per queste persone». Gabriele è a conoscenza, infatti, che anche a Squillace c’è molta gente che non ha un lavoro, con figli e spese fisse; che ci sono anziani soli che hanno bisogno di medicine e cibo. «Il mio – sottolinea – è un pensiero per scuotere le coscienze di più gente possibile affinché non resti indifferente davanti alle difficoltà che colpiscono i meno fortunati». Con parte del suo stipendio Gabriele riempie la sua auto di derrate alimentari e le consegna direttamente a chi sa che vive nel bisogno. «In questi momenti di difficoltà – è il suo appello – se avete la possibilità, donate a chi ha bisogno. Cibo e medicine non devono mancare a nessuno, soprattutto in questi momenti. Sono tante le famiglie in cui si lavorava in nero e ora non hanno un’entrata. Se voi conoscetequalche famiglia che ha bisogno o qualcuno che vive da solo e necessita di qualsiasi cosa, può contattarmi senza nessun problema, senza nessuna vergogna. Perché non c’è niente di cui vergognarsi, anzi sarò più che contento di aiutare e di strappare un sorriso: nello stesso tempo sto meglio anch’io se riuscirò a rendere felice qualcuno». Il giovane vigilante squillacese non si sente certo un eroe, né tantomeno colui che salverà il mondo, ma nel suo piccolo agisce concretamenteper dare un aiuto, perché, dice, «non riesco a vedere gente con figli che nel 2020 non ha neanche un po’ di pasta: per quanto mi riguarda, non morirà di fame». «In questo momento – conclude Gabriele – più uniti siamo e più forti ne usciremo. Certo, non nego che anche io ho paura, paura di tornare a casa e magari infettare i miei cari; paura che possa essere positivo da un momento all’altro, ma non ci possiamo fermare proprio ora. Questa guerra abbiamo deciso di combatterla in prima linea e spero di poter riabbracciare molto presto i miei amici e tutta la mia famiglia».

Salvatore Taverniti (Gazzetta del Sud)

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