Nella ricorrenza della “Giornata Mondiale di Riflessione e Preghiera contro la Tratta degli esseri Umani” si è svolto all’Istituto Galluppi di Catanzaro un incontro tra gli studenti e i referenti di Fondazione Città Solidale Onlus per il progetto IN.C.I.P.I.T della Regione Calabria, che si inserisce nelle azioni di contrasto ai fenomeni di tratta sul territorio calabrese. La dirigente scolastica Elena De Filippis ha voluto offrire in questo modo un panorama completo di quello che ormai è un fenomeno tristemente diffuso anche nei nostri territori. Elemento questo messo in luce da Sandro Lapenna, educatore e referente del progetto per Fondazione Città Solidale, rivolgendosi ai ragazzi presenti «Lo sfruttamento e l’assoggettamento – ha affermato – riguarda purtroppo anche ragazzi della vostra età che vengono deportati dai loro territori per essere resi schiavi. Ad oggi ci sono molti progetti anti tratta in Italia che lavorano per offrire a queste persone delle vie di uscita e di libertà. È un percorso lungo e difficile che interessa anche i nostri territori». Un aspetto questo che è stato ripreso da Titti Grillo, ciminologa e giudice onorario della sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria. «Sappiamo da indagini recenti – ha sottolineato – che questo fenomeno riguarda anche i nostri territori e vede il coinvolgimento attivo della ndrangheta. Un percorso che trova il culmine della violenza in Libia dove queste ragazze subiscono continue vessazioni, anche con la complicità e copertura delle forze dell’ordine. Una violenza che continua anche in Italia, per questo è essenziale che questi fenomeni vengano conosciuti e contrastati». La tratta nel territorio catanzarese e calabrese è mutato nel tempo, così come sottolineato da Monica Riccio, responsabile del “Centro aiuto Donna” di Fondazione Città Solidale. «Ci siamo resi conto nel corso di quest’ultimo anno – ha detto – che la presenza delle ragazze sul territorio è diminuito costantemente. Ingenuamente in un primo momento abbiamo pensato ad una diminuizione di ragazze, abbiamo però poi scoperto la triste realtà che è aumentato esponenzialmente lo sfruttamento di queste donne all’interno di appartamenti». Di fondamentale importanza nell’avvicinare queste ragazze sul territorio è la figura del mediatore che diviene ponte con gli operatori delle unità di contatto e queste donne, come messo in evidenza da Om Kaltoum Bakkali, mediatrice interculturale della Fondazione. «Molte volte – ha puntualizzato – ci troviamo di fronte situazioni di forte sofferenza e cerchiamo fin da subito di essere fonte di conforto e di aiuto, per cui aiutiamo queste ragazze, laddove possibile, anche dal punto di vista psicologico, sanitario e, per quanto riguarda la prevenzione, attraverso malattie sessualmente trasmissibili. La tratta non riguarda solo lo sfruttamento sessuale, ma anche quello lavorativo e l’accattonaggio, per cui vi invito a guardare con occhio diverso quelle persone che a volte troviamo nei parcheggi o davanti ai supermercati a chiedere soldi». Tante le domande rivolte dagli studenti, prima della testimonianza di una ragazza ex ospite del “Rosa e Azzurro”, struttura di accoglienza gestita da Fondazione Città Solidale ed inserita nel progetto IN.C.I.P.I.T, che ha parlato del suo percorso terminato con un inserimento lavorativo e abitativo, raggiunto con perseveranza e grazie all’aiuto degli opetori che l’hanno affiancata. Al termine è stato distribuito un quaderno che Fondazione Città Solidale ha dedicato al tema della tratta e dello sfruttamento, ed è stato proiettato un video relizzato dall’équipe del “Rosa e Azzurro” e da quattro ragazze che facevano parte del progetto Incipit e che hanno raccontato le loro storie di vita, i loro sogni e le loro aspettative, lanciando un messaggio alle donne: “non svendete il vostro corpo per nessun motivo; non permettete che venga vilipesa la vostra dignità”.

Carmela Commodaro

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