Le mafie traggono la “linfa vitale” necessaria a rigenerarsi “in soggetti sempre più giovani, impiegati in professioni poco qualificate o senza occupazione”. Lo scrive la Direzione investigativa antimafia nella Relazione sull’attività del primo semestre 2018 consegnata al Parlamento sottolineando che, se da un lato le organizzazioni investono sempre di più su “imprenditori e liberi professionisti”, dall’altro puntano ad arruolare “operai comuni” e soggetti “in attesa di occupazione” nella fascia più giovane, quella tra i 18 e i 40 anni. Nel primo semestre del 2018 sono state emesse 241 interdittive antimafia nei confronti di imprese che sono state così escluse dalla contrattazione pubblica. Lo rileva la Relazione della Dia consegnata oggi in Parlamento. Il numero più alto di provvedimenti firmati dai prefetti si registra in Calabria (87 interdittive); seguono Sicilia (34), Campania (28), Lombardia (22), Puglia (21) ed Emilia Romagna (11). Nel corso del semestre, la Dia ha partecipato agli accessi in 54 cantieri, a seguito dei quali si è proceduto al controllo di 1.586 persone fisiche, 336 imprese e 822 mezzi. Complessivamente le articolazioni territoriali della Direzione hanno evaso 3.431 richieste di accertamenti antimafia, nei confronti di 4.332 imprese che hanno permesso di estendere i controlli a 18.769 persone fisiche collegate. La ‘ndrangheta “mantiene intatta la propria supremazia nel traffico degli stupefacenti, non solo a livello nazionale, interloquendo direttamente con i più agguerriti ‘cartelli’ della droga del mondo”. Lo evidenzia ancora l’ultima relazione della Dia (primo semestre 2018) consegnata al Parlamento. Le evidenze investigative, rileva la Dia, “continuano a dar conto della sussistenza dei riti di affiliazione, che non costituiscono mai né un retaggio del passato né una nota di colore, in quanto tuttora necessari per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per dare ‘riconoscibilità’ all’esterno, anche in contesti extraregionali e persino internazionali”. Sul fronte imprenditoriale la ‘ndrangheta appare proiettata “verso ambiti delinquenziali sempre più raffinati”, che contaminano l’economia legale con il monopolio di interi settori, da quello edilizio, a quello immobiliare o delle concessioni dei giochi. Le infiltrazioni delle ‘ndrine sono consistenti nel Nord Italia dove viene replicato il modello organizzativo, come all’estero, dove sono presenti proiezioni operative in Germania, Svizzera, Spagna, Francia, Olanda e nell’Est Europa, nonché nei continenti americano (specie in Canada) ed australiano. SI tratta, nota la relazione, si una “strategia espansionistica finalizzata innanzitutto a riciclare e reimpiegare i capitali illeciti, utilizzando tecniche di occultamento sempre più sofisticate, frutto principalmente del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni”.

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