Si dice “estremamente soddisfatto” Tommaso Infusino, direttore dell’unità operativa di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione del S. Anna Hospital, dopo due giorni di convegno interamente dedicati alla fibrillazione atriale. Tre sessioni di lavoro rivolte a tutte le categorie di sanitari che gestiscono il paziente fibrillante, dal medico di base all’internista fino al cardiologo clinico e all’ematologo; il tutto alla luce delle evidenze che negli ultimi anni hanno cambiato rapidamente l’approccio a questa patologia cronica. “Abbiamo ascoltato relazioni di notevole spessore tecnico – ha commentato Infusino – ma al contempo fruibili per un uditorio assai variegato. Del resto, dalla discussione è venuta la conferma che ci troviamo di fronte a una patologia che colpisce il cuore ma è al contempo segno di un disagio dell’intero organismo, per cui bisogna intervenire anche a livello extra cardiaco per raggiungere migliori risultati di cura e prevenzione”.
First Smart Atrial Fibrillation Calabria – questo il titolo del convegno – ha affrontato i diversi aspetti dell’approccio terapeutico alla fibrillazione, da quelli farmacologici a quelli interventistici, mettendo in evidenza le più recenti novità della ricerca e della tecnologia. Lo ha fatto grazie al contributo di relatori provenienti dalle principali realtà ospedaliere calabresi, oltre che dallo stesso S. Anna ma anche da istituzioni extra regionali, come l’università “La Sapienza” di Roma, l’ospedale “San Raffaele” di Milano e il “Misericordia” di Grosseto.
Il confronto tra le diverse figure mediche si è poi rivelato particolarmente significativo. “Mi piace sottolineare – ha detto ancora Infusino – l’interlocuzione avuta con i colleghi medici di base su una patologia che oggi può avere possibilità di guarigione sicuramente maggiori rispetto al passato, soprattutto se si pensa all’ablazione effettuata sin dalle prime manifestazioni della malattia. Anche l’uso di alcune innovazioni tecnologiche possono essere parte di questo circuito virtuoso tra sanitari. Basti pensare che il paziente, se opportunamente informato e formato, volendo può gestire da casa la fibrillazione atriale, attraverso lo smartphone o altri sistemi di telemedicina: per una prima diagnosi o per segnalare una recidiva. Questo significherebbe decongestionare gli ambulatori e ridurre gli accessi al pronto soccorso rendendo, almeno in prima battuta, la vita più facile allo stesso paziente”.

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