Dopo quasi tre anni di fidanzamento “in casa”, aveva deciso di interrompere la propria relazione sentimentale. Non ce la faceva più una giovane donna ventenne, costretta a subire continui maltrattamenti da parte di quel uomo, D.Q., di 8 anni più grande di lei, che, sin da subito, aveva iniziato a picchiarla, mosso da una gelosia morbosa. Gelosia ambigua, perché quel uomo, dal dicembre 2016 aveva inserito in alcuni siti di incontri la sua donna, “venduta” al miglior offerente. Accortasi della cosa poiché contattata da sconosciuti che le chiedevano di incontrarla, la donna chiedeva al suo uomo la ragioni del suo gesto e questi, in maniera incomprensibile, le riferiva che lo aveva fatto per finta e per truffare gli ignari pretendenti che magari avrebbero pagato senza “consumare”. Superata quella crisi, il rapporto era andato avanti tra altri e bassi fin quanto, nel gennaio 2018, esasperata dalle continue vessazioni subite, la donna aveva deciso di troncare quella relazione. Da allora D.Q., che non riusciva evidentemente ad accettare la situazione, aveva iniziato a inviare alla sua ex infiniti sms o messaggi su whatsapp, tentando più volte nel corso della giornata, di chiamarla, tanto che lei era stata costretta a bloccare quel numero per non dover subire quel continuo e sistematico assillo. Per tale ragione l’uomo era passato alle vie di fatto, iniziando a perseguitare la ragazza, pedinandola e, in una circostanza, invitata a salire sulla sua auto per parlare, colpendola con schiaffi e pugni e minacciandola di morte. Nonostante fosse stato avvertito che, in caso di reiterazione di questa condotta, sarebbe stato denunciato, l’uomo continuava a perseguitare la malcapitata, chiedendole continuamente di ritornare con lui.L’epilogo la mattina scorsa, quando D.Q., offrendosi di accompagnare la sua ex al lavoro, era riuscito a convincerla a salire sulla sua auto, promettendole che, nel corso del tragitto, non avrebbero parlato della loro relazione. Tuttavia una volta arrivati a destinazione, l’uomo aveva ripreso a parlare della loro relazione, chiedendo ripetutamente alla donna se si incontrasse con un altro ragazzo e, con una mossa fulminea, l’aveva colpita violentemente con uno schiaffo, afferrando con forza il suo telefono cellulare e la sua borsa. La donna, nel tentativo di recuperare quanto sottratto, entrava nuovamente in macchina con lui e gli chiedeva di ridarle i suoi oggetti. Lui, all’interno dell’auto, apriva la sua borsa e si appropriava del suo portamonete, con all’interno circa 250,00 euro oltre i documenti personali. La donna era a conoscenza, già da diverso tempo, che il suo ex fidanzato voleva i suoi documenti per stipulare un contratto di finanziamento senza il suo consenso. Continuava a chiedergli i documenti ed il suo telefono e lui, per tutta risposta, iniziava a colpirla con violenti pugni sul viso e le tirava ripetutamente i capelli, sino a quando, in preda alla follia, l’afferrava per la gola con tutte e due le mani e tentava di strangolarla per poi prendergli la testa sbattendola contro il cruscotto e il finestrino. Nella circostanza la donna, visto quanto stava accadendo, per paura della sua incolumità cercava inutilmente di scendere dall’auto, ma lui, le bloccava il braccio per non farla scendere. Ad un certo punto alcuni passanti, accortisi della situazione, tentavano di soccorrere la ragazza ma l’uomo metteva in moto l’autovettura con lei all’interno e si dileguava. Giunti in una località appena fuori città, D.Q. chiedeva alla su ex di sbloccare il telefono, ricevendo un seco rifiuto; a quale punto D.Q. cominciava a picchiarla incessantemente con schiaffi sul viso, poi le tirava i capelli e la prendeva per la gola. Grazie all’intento di due passanti, attirati dalle urla della ragazza, questa riusciva a scendere dall’auto mentre l’uomo, avviata la marcia del veicolo, si dileguava. Giunta presso la Stazione dei Carabinieri di Catanzaro Santa Maria, la donna raccontava l’accaduto ai militari, alcuni dei quali la accompagnavano al Pronto Soccorso dell’ospedale Pugliese di Catanzaro dove veniva riscontrata affetta lesioni giudicate guaribili in gg. 21, altri si ponevano all’immediata ricerca dell’uomo, che veniva, dopo pochi minuti, rintracciato e, trovato in possesso del telefono cellulare della ragazza e alla stessa poi restituito, dichiarato in stato di arresto per i reati di atti persecutori e rapina. All’esito dell’udienza per direttissima svolta presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti dell’uomo veniva emesso il provvedimento cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, da dove non potrà allontanarsi.Si conclude così una vicenda che, se denunciata a tempo debito, avrebbe certamente consentito l’emissione di un provvedimento cautelare attraverso il quale si sarebbe potuto prevenire quanto accaduto.

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