Rieccoci con le querele temerarie per imbavagliare l’informazione?

Vi raccontiamo una curiosa storia che esprime chiaramente in quali difficoltà ci si muove svolgendo la professione giornalistica in Calabria. Il collega Dario Rondinella, di Calabria News 24, nell’estate del 2016 realizza diversi servizi televisivi sulle condizioni dei migranti all’interno del centro di accoglienza straordinaria di Camigliatello, gestito da “Animed for life”. Il collega fa rilevare anomalie nella gestione dei richiedenti asilo. In agosto, non è dato sapere se in seguito ai servizi giornalistici oppure ai controlli di routine, la prefettura decide la chiusura del centro verosimilmente per gravi mancanze dei requisiti richiesti. Dopo una ventina di giorni il centro riapre , non prima di avere realizzato tutti i lavori di messa a norma richiesti dalla prefettura e la cui mancanza aveva determinato la chiusura. Tra settembre ed ottobre, sempre del 2016, “Animed for life” presenta un esposto in questura contro Rondinella perché ritiene offensivi i reportage, quegli stessi reportage che avevano messo in luce quelle gravi carenze di requisiti che avevo, poi, “certificato” la prefettura con la chiusura del centro. In seguito all’esposto il giornalista viene ascoltato da un funzionario di Polizia a cui Rondinella produce i servizi “incriminati” e anche altro materiale a suffragare quanto ha riposto nei reportage. Il tutto viene trasferito al pm di turno che, analizzate le carte, chiede l’archiviazione del procedimento. Ora, penserete che finisce qua. E, invece, no. Perché “Animed for life” si oppone all’archiviazione, per cui il prossimo 19 marzo il giornalista Rondinella dovrà comparire davanti al gip presso il tribunale di Cosenza per rispondere ad un’accusa di diffamazione su un evento che ha già ricevuto una prima “sentenza” della prefettura, manifestata, lo ricordiamo, con la chiusura del centro, ed un seconda “sentenza” del pm che ha chiesto l’archiviazione. Lo sappiamo, la convocazione è un atto dovuto e la querela è un diritto che, giustamente, chiunque può esercitare. L’importante è che non si creda di intimorire o imbavagliare la stampa. Perché se così fosse non esiteremmo ad esercitare il nostro diritto di denuncia pubblica.

Mario Tursi Prato

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