“E’ una delle più grandi operazioni degli ultimi 23 anni per numero di arrestati. E’ il risultato di un progetto che, ancora prima di insediarmi, avevo esposto al generale Tullio Del Sette (comandante generale dell’Arma dei carabinieri), ossia di creare in Calabria una squadra strutturata, forte e solida. E il generale ha creduto nel progetto, ha avuto coraggio, ha inviato i suoi uomini migliori”. E’ il primo commento del procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, durante la conferenza stampa che ha illustrato i particolari della maxi-operazione Stige che, con 169 arresti, ha disarticolato la cosca di Cirò Marina Farao-Marincola, dominante nel crotonese, nell’alto jonio cosentino e con ramificazioni nel Centro-Nord Italia e in Germania. La Dda di Catanzaro, grazie al supporto di Eurojust e del suo vicepresidente, Filippo Spiezia, è riuscita a coordinarsi con tre procure tedesche e a garantire l’arresto di 13 persone, oltre al sequestro di diversi esercizi commerciali. La cosca controllava, in alcuni casi avendone il monopolio, le attività imprenditoriali dei territori sotto scacco e aveva grande potere anche sulla vita politico/amministrativa del comprensorio di Cirò Marina. In manette, infatti, sono finiti amministratori come il presidente della Provincia di Crotone, Nicodemo Parrilla, il vicesindaco Giuseppe Berardi (in consiglio da dieci anni), il presidente del consiglio comunale Giancarlo Fuscaldo, l’ex sindaco Roberto Siciliani e il fratello Nevio, già assessore. Sono finiti in manette pure il vicesindaco di Casabona Domenico Cerrelli, il sindaco di Mandatoriccio Angelo Donnici, il suo vice Filippo Mazza e l’ex vicesindaco di San Giovanni in Fiore Giovanbattista Benincasa. “Da calabrese – ha detto il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto – vi dico che, vista la situazione, siamo sull’orlo del baratro. Facciamo attenzione perché è a rischio la libertà di voto”. Per quanto riguarda le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’imprenditoria il dato non è meno allarmante. Vincenzo Luberto parla di una “mutazione genetica”. La cosca non si serve più di reati violenti che portano alla carcerazione e fanno troppo rumore. Vi è una vera e propria immedesimazione della ‘ndrangheta nell’imprenditoria, con cellule che hanno finanche il controllo delle aste boschive. Ma l’elenco delle attività è lungo e va dal controllo della distribuzione del pane a quello del vino, dei semilavorati per pizza e perfino al controllo delle case rifugio per migranti. L’operazione ‘Stige’ si rivela, allora, decisiva perché colpisce una consorteria insediata e radicata. “Il livello di pericolosità raggiunto dalla cosca era raggiunto anche dall’enorme ricchezza che possedeva”, ha spiegato il generale del Ros, Pasquale Angelosanto, che ha raccontato i numeri del sequestro da 50 milioni di euro: 70 immobili e 400 autoveicoli. I Farao-Marincola gestivano ingenti flussi di capitali eppure, come ha sottolineato il colonnello del Ros Sabatino, alcuni esponenti della consorteria erano a reddito zero, vivevano nel lusso grazie avvalendosi di prestanome e godevano di ville e beni preziosi. Il colonnello Alessandro Colella, del comandante provinciale dei carabinieri di Crotone ha sottolineato come la pervasività della cosca in ogni ambito avesse bloccato la crescita del territorio.

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