CATANZARO –  Di seguito una dichiarazione del Consigliere regionale Wanda Ferro (Gruppo Misto):
Il guanto di sfida lanciato dal presidente Oliverio al governo nazionale con tanto di minaccia di incatenarsi a palazzo Chigi sembra non aver avuto ancora alcun seguito: Scura resta al suo posto nonostante i dati emersi dal tavolo Adduce sembrano certificare il sostanziale fallimento degli obiettivi di anni di piano di rientro e di gestione commissariale, Oliverio continua a rivendicare con veemenza il diritto ad avere pieni poteri sulla gestione della sanità regionale. Una battaglia che di certo non ha carattere strumentale – essendo il governo nazionale guidato dal suo stesso partito – né è legata ai movimenti che precedono il voto politico, ma il problema è che Oliverio continua a non dire come intende invertire la rotta una volta interrotto il commissariamento. Insomma finora il presidente Oliverio sembra essersi incatenato soltanto all’idea di esercitare il potere sulla sanità, dribblando rispetto alla questione sostanziale della responsabilità delle scelte: come risanerà i conti? Cosa taglierà? Quali ospedali chiuderà? Quali riconvertirà? Domande a cui dovrebbe rispondere nella giusta sede istituzionale, ovvero il Consiglio regionale. Oliverio non può pensare che la discussione si sia esaurita nelle schermaglie dell’ultimo Consiglio, né nell’incontro di oggi con i sindaci, pure importante perché sono loro ad essere la prima interfaccia dei bisogni e delle necessità dei cittadini, oltre che coloro su cui si riversano le problematiche. Ci saremmo aspettati che la discussione sulla sanità arrivasse già nella riunione di consiglio di domani, senza attendere ulteriori rinvii né il risultato del braccio di ferro con il governo.
E’ urgente avere un confronto in Consiglio con il presidente Oliverio, ma anche con il commissario Scura e con i direttori generali delle aziende sanitarie e ospedaliere scelti dal governo regionale. E’ ora infatti di fare chiarezza, davanti ai rappresentanti eletti dai cittadini, sullo stato dell’arte della sanità calabrese, sulle prospettive e, perché no, sulle responsabilità di ciascuno.
La necessità di chiudere la stagione del Commissariamento per ridare alla politica la responsabilità degli indirizzi e delle scelte non può giustificare l’esercizio dello scaricabarile per assolvere la Regione dalle sue inefficienze. E per non essere tacciata di strumentalizzazione politica, posso prendere in prestito le espressioni utilizzate dalla stessa sinistra Pd, che in un documento ha denunciato rispetto alla gestione della sanità da parte della Regione i “cedimenti clientelari”, le “logiche burocratico- organizzative di potere”, la “ricerca esasperata del consenso elettorale”, la “gestione approssimativa” determinata “da cattive scelte nella nomina dell’assetto manageriale”, gli “errori strategici compiuti sulla rete ospedaliera”. Particolarmente grave appare anche la circostanza riferita dal commissario Scura, secondo cui il Ministero della Salute ha denunciato la mancanza di invio dei dati sui valori Lea del 2016 dalla Regione Calabria e quindi dalle aziende. C’è la sensazione che questo scontro di potere e per il potere si stia consumando sulla pelle dei calabresi bisognosi di cure, che continuano ad andare fuori regione – un paziente su sei secondo i dati presentati dalla Bocconi – perché non hanno fiducia in un sistema sanitario che non riesce a garantire una assistenza di qualità in maniera uniforme su tutto il territorio, così come non riesce a valorizzare e potenziare i suoi centri di eccellenza.

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