“La ‘ndrangheta risulta essere oggi la più ricca organizzazione criminale al mondo. Anche per questo tenterà – in tre fasi – di avvantaggiare se stessa anche in relazione agli spazi operativi che la pandemia ha aperto”. Un messaggio tanto incisivo quanto preoccupante e nello stesso tempo costruttivo perché la consapevolezza della realtà potrà permettere di individuare il modo migliore di “aumentare la nostra sensibilità nel comprendere qual è la direzione che i capitali sporchi possono prendere nel momento in cui la pandemia stabilizzerà gli aspetti negativi. Ciò onde evitare che le tendenze criminali ci facciano perdere le tracce dell’operatività finanziaria della ‘ndrangheta”. E’ quanto affermato il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, intervenuto nei giorni scorsi al webinar di Confartigianato Imprese Calabria, dedicato alla salute delle imprese in relazione alla pandemia ancora in corso e i rischi futuri, nel breve e nel lungo periodo. L’iniziativa, moderata dal segretario regionale di Confartigianato Imprese Calabria, Silvano Barbalace, dopo l’introduzione del presidente Roberto Matragrano, ha registrato gli interventi di Licia Redolfi dell’Ossevatorio Mpi Confartigianato; del Direttore delle Politiche Economiche, Bruno Panieri; di Federica Ricci, responsabile istituzionale e normativo Fedart-Fidi. “Nei 13 settori in recupero nel post emergenza – ha affermato Redolfi – c’è una diffusa presenza di MPI e alta vocazione artigiana. Fattori di traino della produzione sono la forte domanda di prodotti per l’edilizia, stimolata dagli interventi incentivati dal superbonus, la maggiore spesa sanitaria per contrastare l’epidemia, la maggiore presenza in casa – con restrizioni alla mobilità e smart working – e lo svolgimento di attività sportive e ludiche in forma individuale. La ripresa della manifattura rischia di essere depotenziata dalla crescita dei costi delle materie prime, con la attese sui prezzi ai massimi storici”, Il dato preoccupante su cui riflettere è che un’impresa su 4 (21,7%) non ha richiesto prestiti assistiti da garanzia pubblica per l’eccessiva difficoltà riscontrata nell’accedere alle misure (>11,3% nazionale). Il fenomeno del lavoro sommerso o “abusivo”, come sottolineato anche dal Direttore delle Politiche Economiche, Bruno Panieri, rischia – a fronte degli effetti derivanti dall’emergenza Covid sul mercato delle imprese – di mutare “da ammortizzatore a condizione permanente. In un tessuto imprenditoriale debole come quello calabrese, che poggia su un terreno già fragile dal punto di vista infrastrutturale, la nostra regione per esempio non può contare sulla spinta manifatturiero che sta spingendo sull’export, spiega ancora Panieri. Un altro settore compromesso è quello del turismo. Insomma, le imprese che sono in difficoltà economica rischiano di diventare maggiormente appetibili per le organizzazioni criminali.  Ci dobbiamo attrezzare per essere vicini a queste imprese, più che richiedere strumenti ulteriori, capire quali” Anche per questo si stanno approntando ed evolvendo strumenti come i “Confidi” che cercano di mantenere le imprese quanto più possibile nel solco della legalità, come spiegato da Federica Ricci, responsabile istituzionale e normativo Fedart-Fidi. “Gli strumenti, come il fondo per la prevenzione per l’usura – ha detto ancora – però non sono più in grado di supportare le crescenti necessità delle imprese. Quindi, dobbiamo individuare lo strumento più adeguato al supporto della singola ripresa anche sulla base di una valutazione di prospettiva di ripresa economica. I Confidi insomma possono essere proprio uno strumento di prevenzione”. “Bisogna impedire in tutti i modi che progetti criminali ricostruiti già alcuni decenni fa dalla Commissione parlamentare, vadano in porto perché altrimenti rischieremmo di perdere il controllo dei sistemi finanziari legali”, ha esordito il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, nell’intervento conclusivo. “Il Covid incide e inciderà ancora sulla fragilità del sistema imprenditoriale italiano. Bisogna anzitutto chiedersi se le azioni di sostegno delle imprese riusciranno a impedire l’immissione massiccia di capitali sporchi nel mercato finanziario; la seconda domanda è sulle criticità più evidenti delle piccole-medie imprese; in ultimo bisogna chiedersi come il crimine organizzato cercherà di sfruttare la crisi. Le grandi mafie, in particolare la ‘ndrangheta, si limiteranno in questa prima fase a osservare l’andamento dell’economia e inasprire situazioni di disagio sociale – ha detto ancora -. Continueranno ad operare per mantenere inalterato il loro ruolo nello scacchiere criminale dove le singole associazioni si muovono in modo sinergico. Non assisteremo forse a prestiti che potranno sfociare in elargizioni di rilevanza penale perché saranno scollegati dal porre in essere comportamenti di tipo usuraio. A mio avviso collocheranno i capitali sporchi nel mercato attraverso operazioni a tasso zero. Potremmo assistere a una delle più grandi operazioni di “doping finanziario” della storia recente» dice ancora Lombardo. A distanza di trent’anni – rimarca il procuratore – il Covid diventerà l’occasione attraverso cui creare un sistema bancario parallelo in cui la ‘ndrangheta tenterà di diventare finanziatrice. Questo non la porterà a finanziare non la piccola-media impresa in crisi, ma il sistema stesso, destinato a generare quel tipo di sostegno di cui l’impresa ha bisogno. Questo sarebbe drammatico”. “Dobbiamo creare tutte le condizioni possibili per prevenire l’ingresso dei capitali illeciti nei mercati finanziari perché, una volta avvenuto, l’azione di contrasto dal punto di vista giudiziario potrebbe essere già troppo tardiva – ha concluso Lombardo -. Dobbiamo trovare il modo di aumentare la nostra sensibilità nel comprendere qual è la direzione che i capitali sporchi possono prendere nel momento in cui la pandemia stabilizzerà gli aspetti negativi. Ciò onde evitare che le tendenze criminali ci facciano perdere le tracce dell’operatività finanziaria della ‘ndrangheta”. 

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