Mondadori Electa Spa, concessionaria per il Ministero della Cultura delle attività di valorizzazione, si è assunta il 70% dell’onere delle spese per la realizzazione della mostra “I Marmi Torlonia: collezionare capolavori”, mentre Zètema ha sborsato il restante 30%, agendo per conto della Città matropolitana di Roma, a nome della Sovrintendenza capitolina. Nella stessa misura, grazie agli introiti dell’esposizione, prevista per il 2020, le due società avrebbero spartito gli utili. Con una interrogazione a Franceschini ho chiesto perché il Ministero della Cultura, che gestisce oltre 4 miliardi di aiuti statali legati alla pandemia, ha ammesso a contributo “tra gli organizzatori di mostre danneggiati nel 2020, editori i cui bilanci 2019 (e codici Ateco) attestano una attività prevalente diversa da quella richiesta”. E’ accaduto, tra gli altri, per Electa, come messo in evidenza qualche giorno fa da Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano. Nel merito, dunque, ho chiesto “se nel caso di Mondadori Electa S.p.A., principale beneficiaria degli aiuti pubblici elargiti dal Ministero di Franceschini agli organizzatori di mostre, pari addirittura al 30% del totale erogato fin qui”, dunque 15 su 65 milioni di euro, “non ritenga di voler disporre una verifica specialmente attenta per fugare anche il più lontano sospetto che lo Stato abbia inteso concedere al privato un immediato e spropositato risarcimento delle spese sostenute e un’intempestiva anticipazione degli utili su quella che avrebbe dovuto essere la mostra dell’anno: “I Marmi Torlonia. collezionare capolavori”, annullando di fatto il rischio d’impresa e socializzando le perdite al di là di ogni ragionevolezza”.

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