ROMA, 18 DIC – Arriva il decreto di Natale: l’Italia sarà rossa per tutti i festivi e prefestivi fino alla Befana, con i negozi, i bar e i ristoranti chiusi e il divieto di uscire da casa propria se non per motivi di lavoro e salute. Dopo giorni di discussioni, il governo vara la nuova stretta per evitare che i pranzi e le cene delle feste facciano da detonatore per una terza ondata a gennaio e febbraio. “La situazione rimane difficile, il virus si lascia piegare ma non sconfiggere. Dobbiamo intervenire e vi assicuro che è una decisione non facile e sofferta” dice il premier Giuseppe Conte sottolineando come la stretta sia il frutto della “preoccupazione” degli scienziati per la risalita della curva. Le misure sono contenute in un decreto legge che il Consiglio dei Ministri ha approvato dopo una lungo confronto all’interno del governo e con le Regioni. Un “punto di equilibrio – spiega il presidente del Consiglio – tra la stretta da mettere in campo e le deroghe necessarie, in considerazione dell’importanza sociale e ideale che le feste” di Natale hanno per gli italiani. E il decreto mette anche un punto alla discussione sul provvedimento che con l’avvicinarsi delle vacanze si era fatta sempre più tesa: all’insofferenza dell’opposizione che chiedeva all’esecutivo scelte chiare e rapide per dare agli italiani certezze il prima possibile, si è aggiunta quella della maggioranza, come ha fatto chiaramente capire il leader del Pd Nicola Zingaretti quando già in mattinata aveva annunciato che, nel caso in cui il premier non avesse scelto la linea dura, il Lazio sarebbe andato per conto suo. “Bisogna mettere in sicurezza il Natale, la zona gialla non basta più, è inutile girare attorno al problema. Rischiamo che gennaio e febbraio possano diventare drammatici”. L’ennesima riunione dei capi delegazione è stata così molto tesa, 4 ore di discussione durante le quali Teresa Bellanova ha detto chiaramente che se è necessario un altro decreto “significa che quanto deciso finora non ha funzionato come doveva” e ha chiesto ristori al 100%. Una richiesta condivisa dal Cdm che ha inserito nel nuovo decreto un articolo per la creazione di un fondo di da 645 milioni per i bar e i ristoranti costretti a chiudere. “Chi subisce dei danni economici deve essere subito ristorato” dice Conte. Alla fine dunque ha prevalso la linea dei rigoristi, quella rappresentata fin dall’inizio dell’emergenza dai ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini e Francesco Boccia, ribadita anche oggi da quest’ultimo alle Regioni. “Questo è tra gli inverni più bui che il nostro paese ricordi, restiamo uniti” ma le “misure restrittive hanno sempre avuto ragione”. L’unica cosa che il premier Giuseppe Conte, che era con Italia Viva per un intervento molto più morbido, è riuscito a spuntare è la deroga per due commensali non conviventi, oltre ai minori di 14 anni, che potranno spostarsi anche con i divieti per raggiungere nelle abitazioni private familiari e parenti più stretti. Ma potranno farlo “una sola volta al giorno” e “verso una sola abitazione”, ovviamente nella stressa regione. Si tratta di una delega, ha rivendicato il presidente del Consiglio, “pensata per consentire quel minimo di socialità che si addice a questo periodo”. Nel provvedimento c’è anche la deroga per i piccoli comuni: durante le giornate in cui l’Italia sarà arancione ci si potrà spostare da quelli sotto i 5mila abitanti, ma ad una distanza massima di 30 chilometri e comunque non per andare nei capoluoghi di provincia. Con l’eccezione della Campania, se Vincenzo De Luca manterrà quanto promesso annunciando un’ordinanza per vietare comunque ogni spostamento. Dalla vigilia di Natale l’Italia sarà dunque in zona rossa. E ci resterà fino al 27 e poi nuovamente dal 31 dicembre al 3 gennaio e dal 5 al 6 gennaio. Dieci giorni in tutto. Il 28, 29 e 30 dicembre e il 4 gennaio il paese sarà invece tutto in zona arancione: ci si potrà spostare liberamente all’interno dei comuni e i negozi saranno aperti. Per i bar e ristoranti se ne riparla invece il 7 gennaio. Prima di chiudere tutto, l’Italia sarà però tutta gialla, almeno per un giorno: sabato scadono le ultime ordinanze di Speranza che tenevano Campania, Toscana, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano in zona arancione e, dunque, da domenica anche in quei territori varranno le regole attualmente in vigore nel resto del paese. Da lunedì per 3 giorni saranno valide le misure per le zone gialle, ad eccezione della possibilità di spostarsi tra le regioni che sarà sospesa come previsto dal Dpcm del 3 dicembre. Nel corso della riunione con il governo, la maggior parte dei presidenti di Regione non ha contestato le misure. Alcuni hanno criticato la poca chiarezza, ma la maggioranza era a favore della stretta. Luca Zaia le aveva anticipate con un’ordinanza, vietando da oggi la mobilità tra i comuni del Veneto a partire dalle 14, mentre il presidente dell’Emilia e della conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini aveva annunciato già in mattinata qual era la linea dei governatori: zona rossa “alternata”, quella che poi è passata. L’unico che ha espresso la sua contrarietà in modo netto è stato Giovanni Toti. “Il governo deve tener conto di tutti i numeri della pandemia. Le chiusure natalizie potrebbero costare in Liguria 200 milioni”. Ma anche lui, alla fine, si è adeguato al Natale in rosso. Senza cenoni e senza festa. (ANSA).

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