Il Comune di Catanzaro ha approvato la graduatoria provvisoria per la mobilità, riferita agli anni 2003-2019, degli Alloggi residenziali pubblici. Un documento atteso da decine di famiglie da circa 17 anni che speravano di rientrare nell’agognata “lista” per accedere ad un trasferimento finalizzato a migliorare la propria vivibilità. Al commissario straordinario dell’Aterp, avvocato Paolo Petrolo, e all’assessore comunale alle Politiche sociali di Catanzaro, Lea Concolino, rivolgiamo un plauso sentito per il duro lavoro svolto che ha consentito alla commissione mobilità degli alloggi di licenziare la graduatoria”. E’ quanto affermano Alberto Tiriolo, Paola Bellomo, Saverio Macrina, Antonio Torchia, Massimo Maruca del Centro Studi Politico-Sociali “Don Francesco Caporale” che aprono una riflessione sull’atavica carenza di alloggi residenziali pubblici a fronte delle centinaia di domande di cambio maturate in contesti difficili, come i quartieri della zona sud della città. “Arrivare ad una nuova graduatoria sulla commissione mobilità degli alloggi è stato difficile, e siamo consapevoli che ovviamente non è la panacea di tutti i mali – affermano ancora Tiriolo, Bellomo, Macrina, Torchia e Maruca – perché le richieste sono sempre di più e interessano in particolare le zone di viale Isonzo, via Teano mentre le case disponibili sono pochissime. Ci troviamo di fronte ad una problematica dalla precisa natura politica che le amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo non sono riuscite a prendere adeguatamente in considerazione. Tanto il sindaco Abramo quanto chi l’ha preceduto, Olivo in particolare, non sono riusciti a porre un argine al fenomeno dell’abusivismo. Anzi: nel caso dell’amministrazione di centrosinistra, in quegli anni si è registrato un notevole incremento di richieste con modalità che forse hanno agevolato i cambi di residenza senza controllo. Queste modalità – scrivono ancora i componenti del Centro Studi politico-sociali “Don Francesco Caporale – hanno portato ad un accrescimento dei “quartieri ghetto” e al radicamento del controllo della criminalità organizzata in queste zone abbandonate dai servizi e attenzioni. Non dimentichiamo che in tutte le relazioni della Direzione nazionale antimafia le organizzazioni criminali gestite da gruppi di etnia rom vengono considerate una vera e propria consorteria ‘ndranghetistica. Il degrado abitativo e sociale, pone ai margini della società quanti vivono in quel quartiere imprigionato dalle attività criminali, dalla mancanza di lavoro, dove i bambini sono sfruttati per fare le staffette nelle attività di spaccio e nelle estorsioni. E dei bambini in particolare dovrebbero preoccuparsi gli amministratori : come abbiamo già suggerito in altre occasioni, chi si occupa della gestione della cosa pubblica deve pensare al futuro di questi bambini offrendo loro la possibilità di cambiare vita. Anche se questo significa essere sottratti alle proprie famiglie d’origine sostenendo un percorso alternativo, esattamente come succede ai figli del mafiosi che beneficiano del cosiddetto metodo Di Bella, per anni presidente del tribunale dei minori di Reggio Calabria da qualche mese trasferito a Catania, che allontanava i minori dalle famiglie di origine salvandoli dalla ‘ndrangheta. Pensiamo – concludono Alberto Tiriolo, Paola Bellomo, Saverio Macrina, Antonio Torchia, Massimo Maruca – che soprattutto coloro che intendono candidarsi alla guida della città nel 2022 devono preoccuparsi di individuare soluzioni forti, certe e adeguate a questa problematica, a partire dalla tutela dei minori, con una tolleranza zero all’occupazione abusiva degli alloggi di residenza popolare”.

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