CATANZARO – “Il Tar ha rigettato il ricorso del Comune di Catanzaro contro la Riforma del welfare. Le motivazioni espresse dal Tar dicono chiaramente che la riforma è stata fatta seguendo procedure corrette e applicando quanto previsto dalle leggi regionali e nazionali, la via per l’attuazione della 328 è stata definita negli spazi stretti della mediazione tra i soggetti coinvolti. Non c’è nessun pasticcio e nessuna “deforma”, semplicemente la Calabria si è messa al passo con le altre regioni d’Italia”. E’ quanto afferma l’ex assessore regionale al Lavoro e Welfare, Angela Robbe, replicando anche alle affermazioni dell’assessore comunale alle Politiche sociali, Lea Concolino.
“Dopo venti anni sembra assurdo parlare dell’applicazione di una legge come di qualcosa di eccezionale eppure, considerate le resistenze, forse lo è – continua Robbe -. Per quale motivo tanta resistenza. In generale non è semplice accettare i cambiamenti ma, considerato che avevamo delineato il percorso e le risorse per accompagnare gli ambiti nella fase di transizione, resta da comprendere il motivo di tanta ostilità.
“Non è appassionante discutere di una legge di venti anni fa, diventa appassionante se si capisce che l’iter della riforma e le resistenze incontrate ci restituiscono le ragioni che tengono la Calabria prigioniera dell’arretratezza, legata a vecchi schemi di comportamento e destinata ad allontanarsi sempre più dal resto d’Italia e non solo nel sociale.
Molte difficoltà a mio parere sono dovute alla scarsa conoscenza della materia. Il sociale richiede competenze ed approccio tecnico, come la sanità, non è il terreno dei sentimenti e dell’assistenza.
Guardando con distacco la situazione delle politiche sociali tutto sembrerebbe abbastanza semplice, con la riforma la Regione finalmente può dedicarsi alla programmazione trasferendo la gestione agli ambiti. Gli ambiti dovranno gestire l’unico dei fondi per le politiche sociali che ancora non gestivano.
La gestione del Fondo per le politiche sociali da parte degli Ambiti potrebbe qualificare la gestione complessiva delle risorse per le politiche sociali, perché acquisire la gestione del fondo che finanzia l’erogazione di servizi in convenzione probabilmente porterà gli ambiti a completare l’organizzazione degli uffici di piano, a cercare un confronto più serrato con il terzo settore e a disegnare interventi coerenti e complessivi per dare risposte alle persone anche con modalità più coerenti con i bisogni e con i tempi”.
“Alcuni ambiti – spiega ancora l’ex assessore regionale al Welfare – hanno già dimostrato di saper definire i piani di zona e gestire con buoni risultati le risorse per il sociale, potrebbero essere individuati come referenti per gli altri e si potrebbe avviare il percorso di accompagnamento utilizzando le risorse del FSE che già avevamo individuato per l’accompagnamento degli ambiti alla gestione delle attività previste dalla riforma, si trattava di risorse ingenti.
Certo non è semplice applicare il regolamento del welfare se l’impegno è diretto ad evitare l’assunzione di responsabilità e a dimostrare che la riforma non si può applicare, che gli ambiti non sono pronti, che le risorse sono insufficienti; ognuno di questi problemi era stato tenuto in considerazione e si erano individuate alcune risposte, altre vanno definite, è compito della politica che per definizione si dovrebbe misurare con questioni complesse.
Si è parlato della necessità di aumentare la dotazione del fondo per le politiche sociali come fatto dirimente per l’applicazione della riforma, perché le risorse attualmente disponibili non consentono di aumentare le convenzioni con le strutture che forniscono i servizi, ciò non corrisponde al vero.
Fermo restando che sarebbe ottima cosa aumentare la dotazione delle risorse per il fondo politiche sociali, il Tar fa chiarezza su accreditamento e convenzione ribadendo che sono questioni distinte, l’accreditamento consente alle strutture di offrire servizi alle persone, anche privatamente e a pagamento, come avviene in sanità, nel rispetto degli standard definiti, le convenzioni vanno stipulate in ragione delle disponibilità di risorse da parte degli enti, secondo criteri e modalità che gli enti devono scegliere e definire.
La scelta, come la programmazione, compete alla politica se non si vogliono effettuare scelte non si fa politica, e non si fa politica se non si riescono a valorizzare tutte le disponibilità esistenti.
Con la definizione del regolamento si apre la possibilità di utilizzare, per le politiche sociali le risorse del fondo sociale europeo.
L’adozione del regolamento ci aveva consentito di definire un bando per aumentare le risorse da trasferire agli ambiti per le politiche sociali, il bando è pronto, le risorse ci sono, la riforma è operativa non resta che dare corso al bando che, oltre a incrementare le risorse disponibili per le politiche sociali, permetterebbe di aumentare la spesa del FSE”.
“Oggi si tratta di dar corso ad alcune azioni già avviate. Gli ambiti vanno accompagnati in questo percorso non sostenuti nel rallentarlo, anche se questo non produce consensi e va chiesto loro di fare uno sforzo organizzativo perché questo sforzo consentirà di utilizzare anche le ingenti risorse degli altri fondi oggi ferme. Al Comune di Catanzaro – conclude Angela Robbe -, oggi che il Tar ha risposto alle obiezioni alla riforma rigettandole tutte, va chiesto come mai ha circa venti milioni di euro assegnati dai vari fondi per il sociale e non li utilizza, come mai di venti milioni di euro ne ha rendicontati solo un milione e mezzo, come mai non dota l’ufficio di piano dell’organico necessario utilizzando a questo scopo la quota di risorse che dagli stessi fondi può essere destinata al potenziamento degli organici con le modalità previste dai fondi stessi, cosa pensa di fare per sostenere le famiglie che in questo periodo hanno perso il reddito per via del lockdown sapendo che ha a disposizione le risorse del piano contro la povertà, cosa pensa di fare per gli anziani, cosa pensa di fare per dare risposte alle strutture che nel sociale operano e nel balletto avviato rischiano di non avere i pagamenti delle spettanze per servizi già resi. Queste sono le domande a cui chiediamo venga data una risposta perché chi amministra si fa carico dei problemi e cerca di risolverli, non tiene le provviste in dispensa mentre la gente muore di fame e non butta la palla nel campo avversario in attesa di modificare le regole del gioco”.

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