Mai come quest’anno la ricorrenza della festa de Lavoro non può che lasciare spazio alla riflessione. Una riflessione obbligata non solo per l’intera società, l’intera Nazione ma particolarmente per il Sindacato. L’amara realtà, la difficile quotidianità, rompono l’ipocrita retorica degli anni passati. Una retorica che ha inflazionato il significato della parola Lavoro sancendo un impoverimento lessicale declinandolo in un inesorabile impoverimento economico. Mai come quest’anno, l’attività sindacale si contraddistingue per il ricorso ad accordi che prevedono l’attivazione di ammortizzatori sociali. Un’ecatombe che mostra a tutti noi ed all’intera Nazione la fragilità del nostro tessuto economico. I prossimi mesi saranno tremendamente difficili per i Lavoratori per le piccole e medie imprese e per le piccole attività commerciali, quindi per le intere famiglie. Allora il primo maggio all’insegna del Covid-19 sia un momento di riflessione anche sul ruolo del sindacato che dovrà anch’esso cambiare e cominciare una volta per tutte a saper parlare con quelle categorie produttive lasciate ai margini senza diritti e senza tutele. Quelle categorie di Lavoratori non rappresentati anche per i limiti e la miopia politica in un mercato del Lavoro che, senza una inversione di tendenza diverrà un cimitero economico e sociale. Come sindacato Identitario e Nazionale, riteniamo che questa crisi, diversa da quelle passate poiché più incerta ed anche più subdola, venga affrontata con la consapevolezza che non si può più sbagliare. Con la consapevolezza che dovrà iniziare un percorso di ricostruzione del tessuto economico capace di liberare le forze produttive del paese ed incanalarle sul sentiero dello sviluppo. Uno sviluppo ancorato all’economia reale dove i Lavoratori e le famiglie diventino colonne portanti della ripresa assieme a tutte le categorie produttive. Uno sviluppo inclusivo che ponga al centro il Lavoro come strumento di realizzazione dell’uomo in un contesto di coesione sociale lontano dal turbo-produttivismo degli ultimi anni. Dunque, oggi più che mai, anziché festeggiare al capezzale di un moribondo, riflettiamo rendendo il nostro pensiero gravido di azioni che diano una nuova vita alla Nazione ed al suo Popolo per mezzo del Lavoro.

Noi siamo pronti.

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