“Pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attivita’ economica svolta e con la possibilita’ di adottare, nelle singole regioni, solamente misure piu’ restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilita’ capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilita’ di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle liberta’ costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva”. Lo scrivono, in una lettera al presidente Sergio Mattarella, al premier Giuseppe Conte, alle Camere e al ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, i governatori, tutti del centrodestra, di Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Calabria (la governatrice Jole Santelli), Basilicata, Abruzzo, Molise, Abruzzo, e il presidente della provincia autonoma di Trento. “La fase 2 e’ una fase nuova, che si giustifica per una progressiva diminuzione dell’emergenza. E’ essenziale che si ritorni progressivamente ad un piu’ pieno rispetto dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in applicazione dei principi di sussidiarieta’ e leale collaborazione. E’ necessario giungere a una “normalizzazione dell’emergenza”, che consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. “La Fase 1 dell’emergenza Covid ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo al Governo, secondo lo schema decreto-legge + dpcm attuativi che ha posto problemi di compatibilita’ con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia con riferimento al rispetto delle competenze regionali”, proseguono i governatori. “Tale accentramento e’ stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticita’ anche notevoli circa la tenuta di un impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono si’ successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per cio’ che concerne le Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da parte del potere pubblico e costituzionale”.

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