La vernice bianca sul muro per cancellare il nero di una minaccia di morte contro il sindaco di Guardavalle, Giuseppe Ussia. Una frase inquietante “Ussia infame, uomo morto”, affiancata da una croce, è apparsa su un muro di contenimento lungo la strada provinciale 143 del centro jonico catanzarese, nella località montana Elce della Vecchia, tristemente famosa per essere stata teatro in passato di sanguinose faide di ‘ndrangheta. Una mano al momento ignota ha impresso sul muro poche e pesanti parole, che hanno allungato un’ombra di inquietudine su una comunità reduce da un periodo alquanto burrascoso. Non appena informato della scritta agghiacciante, il sindaco si è immediatamente rivolto ai carabinieri della Stazione di Guardavalle per sporgere denuncia del grave episodio intimidatorio. Una chiara minaccia sulla quale le indagini dell’Arma dovranno fare piena luce, per individuare la mano che si nasconde dietro a un’azione così inquietante. La minaccia è stata velocemente rimossa dal muro, ma restano i pesanti risvolti su una comunità e un’amministrazione comunale già messe a dura prova dalle vicissitudini che hanno segnato la fine del 2019. Non è da escludere, infatti, l’ipotesi (non fosse altro che per la consequenzialità temporale) che il murale minaccioso sia in qualche modo riconducibile al discusso caso della statua raffigurante il santo patrono di Guardavalle Sant’Agazio donata al Comune dalla famiglia Gallace, che ha guadagnato la ribalta mediatica a seguito del polverone sollevato dalla nota trasmissione “Striscia la notizia”. Il servizio trasmesso con le dichiarazioni fuori onda “carpite” al sindaco, con le quali Ussia esprimeva timori sulla sua incolumità nel caso in cui avesse rimosso la statua “ingombrante” ha avuto un impatto devastante sulla comunità e sull’opinione pubblica generale. Già subito dopo la visita dell’inviato Vittorio Brumotti a Guardavalle, il sindaco aveva scritto al prefetto di Catanzaro e riunito i suoi per decidere il da farsi. Poi l’ordine del prefetto di rimuovere l’effigie e la delibera di Consiglio con cui si è proceduto alla rimozione, avvenuta l’indomani stesso della seduta d’aula. Una vicenda che ha viaggiato su due binari: quelli istituzionali con l’interrogazione della deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, e quelli popolari di una comunità che si è sentita offesa dal servizio televisivo e che forse solo in parte ha capito e approvato la rimozione della statua. In molti hanno infatti dichiarato di vedervi la semplice raffigurazione del santo patrono del paese, verso il quale è forte la devozione, e non l’ostentazione del potere mafioso che, spesso e volentieri, viene veicolato attraverso simbologie religiose di cui viene travisato e deviato il reale e originario significato per essere piegato alle perverse ritualità della ‘ndrangheta. Al momento nessun commento sulla scritta è stato rilasciato dal sindaco e dal suo entourage, in un periodo in cui si lavora per tornare alla normalità di una serenità amministrativa ora turbata da un ennesimo grave episodio.

Fonte: Gazzetta del Sud

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