Jole Santelli ha cinquant’anni, è candidata del centrodestra alla guida della Regione Calabria e, a colloquio con il Fatto, parla anche della sua malattia che l’ha fatta riflettere sulla possibilità di accettare o meno la candidatura:

“Non ho mai nascosto la mia malattia, qui in città tutti sanno, non voglio neanche però che essa mi perseguiti. Spero di parlare con lei anche di quel che ho in mente per la Calabria”.

Guidare la Regione esige un impegno fisico notevole. Chi si candida a una responsabilità così rilevante deve averne la possibilità di farvi fronte. Non è una curiosità morbosa domandarle quindi di una condizione che, secondo i suoi avversari, potrebbe portarle anche qualche voto in più.
Quando Silvio Berlusconi mi offre la candidatura ringrazio felice, ma chiedo due minuti prima di accettare. Chiudo la telefonata e formo il numerodel miooncologo: posso candidarmi? Posso onorare il mandato quinquennale? Il medico risponde: non solo puoi candidarti, ma mi auguro che io possa essere il tuo consulente negli anni della presidenza.

La Calabria è stata così sgovernata che la sanità pubblica assomiglia a un mattatoio. La sua regione spende centinaia e centinaia di milioni di euro per far curare altrove i suoi abitanti. Adesso lei si ritrova ad essere cliente del disastro provocato dal ceto politico che soprattutto in lei si identifica. Il destino sembra vendicarsi.
In ogni comizio racconto dei nostri errori. Errori della mia parte politica ed errori dell’altra partepolitica. Non dimentico, riconosco. Riconosce, però oggi alla sua manifestazione hanno partecipato fior di squali della politica calabrese. Famelici acchiappavoti. Non sono più famelici di tanti altri, e non addossi loro tutte le responsabilità di questo mondo.

Si faccia curare in Calabria. Trovi un lavoro in Calabria. Scelga di aprire un’attività imprenditoriale in Calabria.
Io sono in cura presso il reparto di oncologia di Paola. Sorpreso, vero? Da noi ci sono medici eccellenti.

Le eccellenze in un mare di incompetenza, di clientelismo, di ignavia, annegano come sassolini nello stagno.
Lo so lo so, tante cose non vanno. E io proverò a cambiare.

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