SQUILLACE – «Sull’immobile di Porto Rhoca non ci sono, né possono essere sollevati legittimamente dubbi sulla sua destinazione». Lo chiarisce la Fondazione “Città Solidale Onlus” in merito alla vicenda degli oneri di urbanizzazione che l’organismo ha chiesto di avere restituiti dal Comune di Squillace, dopo la realizzazione della struttura di accoglienza ubicata in località “Porto Rhoca” a Squillace Lido. «L’immobile cui si fa riferimento – si legge in una nota inviataci da padre Piero Puglisi, presidente della Fondazione – è e sarà una struttura destinata ad accogliere minori, un centro specialistico per giovani ragazzi con disturbi comportamentali. In base alla normativa regionale, la struttura potrà accogliere nove ospiti, e sono richiesti adeguati spazi per garantire la socializzazione, attività di laboratorio, vita quotidiana (cucina, sala pranzo, camere da letto, e bagni, anche attrezzati per la non autosufficienza). La medesima normativa prevede, altresì, spazi verdi esterni, quali luoghi terapeutici destinati agli ospiti e garantire agli stessi un inserimento in contesti sociali urbanizzati». Secondo quanto rende noto la Fondazione, la struttura è stata costruita in linea e nel rispetto dei requisiti richiesti dalla normativa vigente, e con l’esclusivo scopo di garantire dignità e rispetto agli ospiti che la vivranno. «Vi è già autorizzazione al funzionamento della struttura – si chiarisce – rilasciata dalla Regione Calabria, per l’apertura del centro specialistico, e la stessa amministrazione comunale in carica ha rilasciato il prescritto parere favorevole. Ancora: è stata già predisposta la convenzione, che sarà sottoscritta a giorni per l’avvio del servizio, ed è anche imminente l’inaugurazione della struttura. Il tutto, in coerenza con lo stile della Fondazione Città Solidale Onlus che si pregia, da sempre, di ospitare i poveri e le persone in difficoltà in strutture di tutto rispetto, offrendo servizio anche nel territorio di Squillace». Chiarito ciò viene ricostruita la sequenza cronologica dei fatti per comprendere come la Fondazione abbia agito sempre nel rispetto del buon senso, della legalità e delle norme, nonché di come le legittime pretese avanzate da Città Solidale siano state riconosciute proprio dallo stesso ente locale, con tanto di delibera. «Per la realizzazione della struttura – prosegue la nota – Fondazione Città Solidale Onlus ha versato oneri per un importo di euro 9.378,60, salvo, poi, avvedersi che dette somme non erano dovute. Il diritto al rimborso di detta somma, regolarmente richiesto, è stato riconosciuto a suo tempo – dopo un lungo ed attento esame – dal commissario prefettizio e dal segretario comunale, con delibera n. 126 del 22.03.2019, sussistendo i requisiti richiamati dall’art. 17 del DPR 380/2001 comma 3 lettera c; nonché dalla legge Regione Calabria n. 21 del 1990. Dunque, un diritto al rimborso affermato non già da un’amministrazione politica, ma addirittura dal commissario prefettizio che, nessuno potrà metterlo in dubbio, ha agito al di sopra di ogni sospetto e nel pieno rispetto di principi e norme. Con detta delibera, l’amministrazione si era altresì impegnata a provvedere alla liquidazione della somma spettante alla Fondazione, e quest’ultima, aveva in alternativa proposto una compensazione da dilazionare nel tempo con le somme che la Fondazione avrebbe dovuto pagare a titolo di Tari, acqua ed altri servizi; sarebbe stato un modo, ragionevole, per definire i reciproci rapporti di dare-avere distribuendo nei diversi anni il meccanismo compensativo con l’effetto di non gravare sulle casse comunali». Ora, sempre secondo la Fondazione, «non solo detta proposta mai è stata concretizzata, quanto, piuttosto, dopo numerose promesse sulla volontà di rimborsare le somme dovute, l’Ente, a distanza di tempo, contraddicendo se stesso, ha notificato alla Fondazione atti volti ad annullare la delibera prefettizia di riconoscimento. A questo punto, la Fondazione Città Solidale, per tutelare il proprio buon diritto, si è vista costretta a ricorrere all’autorità giudiziaria. Il giudice, ritenuta fondata la pretesa della Fondazione (e quindi l’agire del Prefetto) ha emesso un decreto ingiuntivo nei confronti del Comune, per il recupero delle somme anzidette, addirittura ravvisando tutti i presupposti per la concessione della provvisoria esecuzione (notoriamente rilasciata quando le ragioni del richiedente sono “evidenti”). Una volta ripristinata la verità dei fatti, anche nella loro progressione storica, davvero sterili, gratuite, offensive e avvilenti si rivelano le argomentazioni ed i commenti pubblicati anche attraverso i social. Solo chi voglia strumentalizzare la vicenda per fini politici può agitare la macchina del fango contro la Fondazione Città Solidale, la quale, invece, ha sempre agito e si sforza di agire nel rispetto del buon senso e della legalità». Infine, si legge nella nota, «la struttura di Porto Rhoca nasce da una domanda di bisogno sempre più pressante sul territorio e mira a perseguire obiettivi di interesse generale, dal momento che permette di allargare l’offerta dei servizi socio-assistenziali e sanitari in favore di minori con disturbi comportamentali. E chi si misura con la realtà sa bene quanto sia necessario sostenere le famiglie e i ragazzi che vivono il disagio e avviare simili strutture di accoglienza; attività svolta senza fine di lucro (essendo noto che Città Solidale è una Fondazione Diocesana Onlus, guidata da un consiglio di amministrazione che presta gratuitamente la propria opera, compreso il suo presidente padre Piero Puglisi), e che a Porto Rocha si prefigge lo scopo di garantire i più alti livelli di assistenza e di cura nei confronti dei figli di questa terra che vivono forme di devianze e di disagio sulle quali, sia chiaro a tutti, non permettiamo, né permetteremo, alcuna speculazione, sia essa politica che economica».

Carmela Commodaro

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