CATANZARO – Dopo l’inaugurazione della prestigiosa mostra rappresentativa dell’anima della struttura culturale dell’Amministrazione provinciale di Catanzaro, votata ai linguaggi contemporanei, dedicata ai maestri della scultura ceramica contemporanea Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni con “BERTOZZI & CASONI TERRA!”, gli spazi espositivi del Museo delle Arti di Catanzaro ospitano fino al 22 novembre 2019, ospiteranno la mostra antologica di Gaetano Zampogna, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro e dalla Fondazione Rocco Guglielmo. La mostra è stata inaugurata ieri pomeriggio alla presenza dell’artista, del direttore artistico del Museo Rocco Guglielmo e di Teodolinda Coltellaro, curatrice assieme di Giorgio de Finis della esposizione intitolata ”Nel corpo dell‘Arte ”. Nel piano inferiore del MARCA possono essere ammirate oltre 30 opere pittoriche, alcune di grande formato, selezionate tra le più significative della sua corposa produzione, attraverso cui l‘artista presenterà un attraversamento evolutivo del suo intenso cammino creativo che si snoda dagli anni Ottanta del secolo scorso fino a oggi. “Inauguriamo una mostra particolarmente interessante – ha affermato il direttore artistico, Rocco Guglielmo – che fa parte di questa rassegna di ‘Attraversare il territorio’ che abbiamo voluto come Museo dando spazio ad artisti che vivono e lavorano fuori dalla nostra regione ma non solo hanno i loro natali in Calabria ma mantengono un rapporto di lavoro con la propria terra di origine. Zampogna è, infatti, un calabrese che vive e lavora da tempo a Roma, ma non ha mai perso i contatti con le sue origini. Questa mostra che potremmo definire una antologica raccoglie opere espressione della sua ricerca artistica degli ultimi trent’anni. Avrete la possibilità di vedere delle opere che evidenziano la ricerca di sempre nuovi segni e linguaggi che segnano una diversa espressività. Fino agli ultimi lavori che trovo particolarmente interessanti, quelli dedicati alle macellerie che sono molto raffinati. E’ vero – dice ancora Guglielmo – che questo è un tema trattato dal Seicento in poi con cui si sono misurati artisti come Bacon, Picasso, però nelle opere proposte da Gaetano, sia dal punto di vista pittorico che dal messaggio che ci vuole dare trovo una grande novità: in questo tipo di lavoro si vede l’uomo sia come vittima che come carnefice. Questo serve anche a farci interrogare su alcune problematiche attuali della società contemporanea sulle quali non possiamo stare distanti”. Quello che colpisce, insomma, a detta di Guglielmo è che “l’artista, come tutti gli artisti dovrebbero fare, non dà delle risposte ma degli interrogativi, in particolare sul modo in cui vive la società contemporanea ed in particolare sul concetto di disvalore”. L’itinerario espositivo offre alla visione le diverse fasi di ricerca dell’artista permettendo di ricostruire la sostanzialità linguistica del suo lavoro. Come ha spiegato Teodolinda Coltellaro, prende avvio dalle opere realizzate con Artmedia: operazioni di saccheggio e appropriazione della realtà sociale con cui Zampogna si colloca nell‘area d’indagine dell’appropriazionismo concettuale; prosegue con opere in cui la puntuale interpretazione del reale diventa azione di manipolazione creativa che permette all‘artista di smascherare la potenza invasiva e pervasiva dei media nel vivere quotidiano e in cui il messaggio mediatico diventa oggetto di analisi di forte valenza etica, come in quelle che riconducono alle varie lotterie Gratta e vinci , all’Isola del tesoro, al Giocagiò, alle Carte fortunate, attraverso cui l’artista dispiega la sua raffinata partitura espressiva . Le spazialità museali del MARCA riescono a ben scandire lo sviluppo cronologico dell’opera. Essa offre allo sguardo attento del fruitore una fertile dimensione conoscitiva in grado di tradurre – come spiega Teodolinda Coltellaro nel suo testo critico- l’essenza vitale del sociale che si dà nella flagranza del suo farsi, quasi di disturbo comunicativo alla stregua dei media, del loro linguaggio che ne ripete, in una ossessiva ridondanza, la specularità esistenziale . Sottolineando che nella evoluzione linguistica il lavoro di Zampogna, assume una capacità d’analisi sociale, un’ identità critica che finiscono col diventare cifra stilistica. Nelle sue opere, i segni dell’arte, in quanto portatori di una propria verità sostanziale che sottende al vero (…), riescono a demistificare il sistema di segni mediali con ibridazioni creative che ne smontano il potenziale negativo. L’opera diventa luogo d’analisi, ma anche di racconto, di narrazione che scavano nel dato oggettivo smontandolo e rimontandolo secondo regole etiche che affiorano dalle distese inquiete del proprio mondo interiore. Ad attirare l’attenzione le macellerie che preludono lo straordinario percorso di sintesi operato profondo e riflessivo dell’artista testimone disincantato, in grado di cogliere, con la sua sintassi creativa, le discrasie interne al corpo sociale, fin nella carne. Ed un emozionatissimo Gaetano Zampogna, dopo aver ringraziato Rocco Guglielmo per l’opportunità offerta, e i curatori della mostra, lascia la parola alle sue opere.

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