SQUILLACE – È stata rinviata al 24 ottobre prossimo, per mancata notifica della richiesta di rinvio a giudizio ai legali degli imputati, l’udienza preliminare tenutasi ieri dinanzi al Gup presso il Tribunale di Catanzaro, Pietro Carè, a seguito della richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura di Catanzaro nei confronti del dottor Ciro Indolfi, direttore responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia–Emodinamica (Utic) del Policlinico universitario di Catanzaro, e della dottoressa Caterina De Filippo, nella sua qualità di direttore sanitario dello stesso Policlinico all’epoca dei fatti in contestazione. De Filippo Indolfi, secondo l’impianto accusatorio della Procura, avrebbero, in concorso materiale e morale tra loro, in qualità di pubblici ufficiali, formato una falsa comunicazione di partecipazione dell’Indolfi ad una riunione regionale di coordinamento relativa alla “Rete Sindrome Coronarica Acuta”, programmata per il 7 maggio 2014, alterando la data vergata a mano nello spazio appositamente riservato dalla stampigliatura del timbro apposto in calce al predetto documento. Secondo il capo di imputazione, i due si sarebbero resi responsabili, in concorso, del reato di falso materiale in atto pubblico, contraffacendo l’atto e sottoscrivendo-in epoca successiva a quella in cui l’atto era già uscito dalla loro disponibilità – il numero 4 al numero 5 – facendo così risultare, in difformità dal vero, quale data di apposizione del timbro, e quindi di redazione della comunicazione predetta, il 02.05.2014 anziché il 02.05.2015. Il procedimento penale prende le mosse dalla denuncia sporta dall’avvocato Luca Occhionorelli, in qualità di figlio del signor Antonio Occhionorelli, di Squillace, deceduto nell’Utic del Policlinico di Catanzaro il 9 maggio 2014, dopo quattro giorni di degenza. Con la denuncia, il figlio di Occhionorelli aveva sollevato censure sulla documentazione, in copia, fornita dal Policlinico universitario per dimostrare l’assenza dal reparto Utic del dottor Indolfi nel giorno 7 maggio 2014. La successiva produzione in originale, da parte della direzione sanitaria, della citata comunicazione del dottor Indolfi di partecipazione alla suddetta riunione regionale ha evidenziato oltre che una evidente difformità rispetto alla copia prodotta in precedenza dalla direzione sanitaria, anomalie e alterazioni sul protocollo presente sull’originale che hanno indotto la Procura, dopo aver incaricato una consulenza grafologica confermativa di quanto denunciato, a formulare la richiesta di rinvio a giudizio degli imputati Ciro Indolfi e Caterina De Filippo. A ciò si aggiunga – come reso noto dall’avv. Luca Occhionorelli – che il consulente grafologico incaricato dalla Procura ha evidenziato come la comunicazione di partecipazione dell’Indolfi alla riunione sia stata inserita, nello stesso numero di protocollo già occupato da una istanza di congedo ordinario avanzata da altro medico del Policlinico, utilizzando inizialmente una penna di colore blu rispetto a quella di colore nero utilizzata per protocollare l’istanza di congedo dell’altro medico, per poi utilizzare una penna nera al fine di sovrascrivere l’aggiunta fatta con penna blu. Il 10 luglio scorso, invece, dinanzi alla dottoressa Paola Ciriaco, si è tenuta l’udienza camerale a seguito della opposizione che i legali della famiglia Occhionorelli, avvocati Antonio Lomonaco ed Arturo Bova, hanno avanzato alla terza richiesta di archiviazione formulata dalla Procura nei confronti del dottor Ciro Indolfi in ordine al decesso del signor Antonio Occhionorelli, avvenuto nel Policlinico universitario di Catanzaro, in data 9 maggio 2014. La prima richiesta di archiviazione era stata immediatamente ritirata a seguito di opposizione formalizzata dalla famiglia Occhionorelli e la seconda riproposta ma non accolta dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, che aveva disposto ulteriori indagini suppletive finalizzate alla verifica della presenza di Ciro Indolfi nel reparto Utic, giorno 8 maggio 2014. Nel corso della discussione, i legali della famiglia Occhionorelli hanno censurato l’attività suppletiva sia per il notevole tempo impiegato ad espletarla, ben oltre i tre mesi concessi dal Gip, sia perché l’attività di indagine era stata delegata dalla Procura al Nisa, che, a sua volta, ha investito di tale delicato compito investigativo la direzione generale pro tempore del Policlinico, nella persona del dottor Antonio Belcastro e la direzione sanitaria pro tempore nella persona della dottoressa Caterina De Filippo, oggi coimputata nel reato di falso materiale con il dottor Indolfi, ad effettuare le indagini sulla presenza o meno di Indolfi nel reparto Utic giorno 8 maggio 2014. I legali, oltre che contestare l’utilizzabilità di tutti gli atti compiuti per l’inosservanza delle dovute formalità, hanno focalizzato la loro attenzione sulle dichiarazioni rilasciate da alcuni medici in servizio all’Utic nel giorno 8 maggio 2014 che, nell’escludere la presenza dell’Indolfi nel reparto Utic, avrebbero, secondo i legali, riportato circostanze in palese contrasto con quanto contenuto nella cartella clinica e nella consulenza medico-legale della Procura, circa lo stato di salute del signor Occhionorelli, indicando, addirittura, in un caso, una data diversa rispetto a giorno 8 maggio 2014. Inoltre, i legali della famiglia Occhionorelli hanno evidenziato che, nonostante sia il direttore generale Belcastro che il direttore sanitario De Filippo avessero attestato, da atti in loro possesso, il mancato contatto del dottor Indolfi con il paziente Occhionorelli, giorno 8 maggio 2014, nessun atto giustificativo di tale attestazione è stato portato alla attenzione della Procura, né la stessa Procura ha inteso invocare la produzione di tali atti. Relativamente al decesso dell’Occhionorelli, è, invece, in fase dibattimentale il processo a carico del professor Pasquale Mastroroberto, cardiochirurgo presso il suddetto Policlinico e i dottori Luigi Irrera, Pasquale Napoli e Giuseppina Mascaro, medici cardiologi in servizio nel reparto Utic, con udienza fissata per il prossimo 16 settembre. «Ho la netta sensazione – sottolinea l’avvocato Luca Occhionorelli – che piuttosto che avvicinarsi la fine di questo percorso iniziato con il decesso di mio padre, si stiano invece aprendo altri scenari che mi porteranno probabilmente a sottoporre al vaglio della Procura di Catanzaro ulteriori condotte. Ovviamente, oltre che affidarsi, come è giusto che sia, al percorso giudiziario, è ora intenzione della mia famiglia, per come sta evolvendo l’intera situazione, sottoporre alla massima visibilità mediatica quanto complessivamente accaduto, interessando anche i Ministeri competenti perché verifichino eventuali ulteriori responsabilità oltre quelle di carattere penale, affidate alla valutazione del Tribunale di Catanzaro. Mi preme, comunque, ribadire che tutto ciò che man mano sta emergendo da questa vicenda, sempre più inquietante, non fa che incoraggiare la mia carica emotiva e fisica in misura tale da riuscire finanche a buttare giù un solido muro anche realizzato da navigati muratori».

Carmela Commodaro

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