All’avvio della campagna di raccolta e vendita delle drupacee, albicocche pesche e nettarine, è difficile la situazione nelle zone di produzione della Calabria e prevalentemente nella sibaritide dove questi frutti, oltre ad essere prelibati per le loro qualità organolettiche, rappresentano il fulcro di una economia per molte famiglie e sviluppano un consistente indotto. “Ma se i prezzi corrisposti al produttore sono così bassi, che non coprono nemmeno i costi di produzione, e alti al dettaglio, in particolare nella GdO – esordisce Antonio Genovese presidente della Cooperativa “I Campi del Sole” e della Coldiretti di Castrovillari – diventa quasi impossibile aiutare il proprio territorio garantendo occupazione, standard di qualità elevati e rispetto delle regole, che per noi – precisa – sono un fattore irrinunciabile perché produciamo un’eccellenza che al primo posto mette l’etica: questo dovrebbe essere un valore aggiunto che il mercato deve riconoscere. Oggi – prosegue – le albicocche e le pesche vengono pagate al produttore tra i 25/30 centesimi e le nettarine 30/35 centesimi, il margine per coprire i costi di produzione non esiste – afferma perentorio– e l’intero comparto, che nella sibaritide si sviluppa su oltre 2000 ettari con una produzione di circa 500mila quintali, è in crisi. Il prodotto, aggiunge con orgoglio, è ottimo, ma non veniamo ripagati dei sacrifici che facciamo e delle difficoltà sempre più frequenti che viviamo per contrastare le avversità atmosferiche, prima freddo e ora caldo, che con professionalità e impegno abbiamo saputo gestire per mantenere inalterata la qualità. A tutto questo – prosegue – si aggiunga la concorrenza sleale di alcuni Paesi europei in cui vige di fatto ancora la legge del Far West. Ci sono fenomeni speculativi e importazioni dall’estero che fanno appunto crollare le quotazioni al di sotto dei costi di produzione e questa è una parte della “vertenza” che è necessario aprire con la GdO che deve ridurre i margini di guadagno.” I dati dell’Istat dopotutto, commenta Coldiretti, sull’inflazione a giugno confermano gli aumenti dei prezzi per gli alimentari freschi al consumo mentre nei campi in crisi è deflazione. “Il mercato è anche saturo di prodotto estero, soprattutto dalla Spagna e dal Marocco dove i costi di produzione sono più bassi – spiega Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria – e vi è il fondato sospetto che la Spagna che non ha una super produzione effettui, con poco lavoro e niente rischi, una sorta di triangolazione immettendo sul mercato tanto prodotto di altri paesi extraeuropei. Oggi purtroppo l’agricoltura è l’unico settore che produce al di sotto dei costi di produzione. Stiamo facendo, continua Aceto, la nostra parte per fronteggiare questa crisi, sia a livello nazionale che a livello locale. Il nostro impegno va dagli accordi di filiera con l’agroindustria e la GdO virtuosa che prevedono la pattuizione di un prezzo adeguato per le produzioni agricole alla implementazione della rete di Campagna Amica di vendita diretta, passando per tutte le azioni legislative, comunicative e formative a sostegno del Made in Italy. E’ chiaro – continua – che gli anelli deboli sono l’agricoltore che lavora e non fa reddito e il consumatore che poi trova prezzi alti e quindi non consuma frutta che è salutare in questo periodo. Il consiglio – conclude Aceto – è di verificare sempre l’origine nazionale, acquistare prodotti locali che non devono subire grandi spostamenti e questo è un atto di attenzione e solidarietà con gli agricoltori”.

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