SQUILLACE – “Medioevo nelle valli: insediamento, società, economia nei comprensori di valle tra Alpi e Appennini (VIII-XIV sec.)” è il tema del convegno internazionale di studi che si terrà a Squillace, dall’11 al 14 aprile, nella “Casa delle culture”, su iniziativa dell’Istituto di studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria. La presentazione dell’interessante evento è stata svolta da Chiara Raimondo, presidente dell’Istituto Cassiodoro, presenti Salvatore Bullotta, responsabile amministrativo della struttura speciale dell’assessorato alla Cultura della Regione, e l’attrice Emi Bianchi, che nell’ambito dell’evento, sabato sera, al Teatro del Grillo di Soverato, proporrà la sua pièce teatrale “La Magara”. Un recentissimo studio degli economisti Jan Rosés, della London School of Economics, e di Nikolaus Wolf, della Humboldt Universität di Berlino, ha constatato che, nell’Europa del XXI secolo, risorse umane e capitali vanno sempre più concentrandosi nei grandi centri urbani a scapito delle realtà periferiche del territorio che, soprattutto nel caso dei territori montani e delle valli che li solcano, in virtù di questo fenomeno, negli ultimi decenni hanno subito un vero e proprio collasso in termini di servizi, investimenti e, infine, popolazione residente. Questa realtà costituisce in certo senso un paradosso in una società che, grazie al progresso tecnologico raggiunto in materia di comunicazioni, sembrerebbe al contrario avere tutti gli strumenti per appianare e non approfondire le disuguaglianze fra i diversi comprensori territoriali, permettendo anche a chi si trova in luoghi più marginali di tenersi facilmente in contatto con il resto del mondo. Questa radicalizzazione degli squilibri territoriali, avviatasi in Europa nell’Ottocento, parzialmente controbilanciata da politiche territoriali adeguate nel corso della seconda metà del Novecento, e di nuovo acceleratasi durante i primi due decenni del XXI secolo, costituisce una delle minacce più serie verso la coesione sociale di ciascuna nazione europea, compresa l’Italia, di cui iniziano a divenire evidenti anche le ricadute di natura politica. In realtà, i territori montani con le loro valli scontano una pesante nemesi storica che ne ha annullato il ruolo di vera e propria spina dorsale dell’economia e della demografia del territorio italiano, che ha conosciuto nel Medioevo il suo apice. Dopo la fine del mondo antico, una serie di fenomeni politico-sociali ed ambientali aveva spinto le popolazioni, nel corso dell’Alto Medioevo, a ritirarsi dalle pianure e dalle coste, prediligendo progressivamente le aree interne ed insediamenti di altura. Le valli e le montagne costituivano in questo periodo dei microcosmi che, sebbene meno chiusi ai contatti con l’esterno di quanto non si possa immaginare, erano tuttavia caratterizzati da equilibri fortemente basati sull’autosussistenza delle popolazioni che li abitavano, che riuscirono a disegnare per queste aree modelli di sfruttamento in grado di renderne produttivi tutti i settori, da quelli di fondovalle a quelli più in quota. Si trattava certamente di sistemi economico-insediativi che, benché assai vitali e in grado di sostenere comunità assai più numerose di quelle attuali, si basavano su soglie assai basse di bisogni materiali da parte delle medesime e sulla persistenza di strutture sociali tendenzialmente statiche o soggette a mutamenti molto lenti e progressivi. Per questi motivi, di fronte ai repentini cambiamenti sperimentati dalle società occidentali nel corso dell’età contemporanea, queste realtà sono state rapidamente travolte e, soprattutto nel secondo dopoguerra, definitivamente marginalizzate a fronte delle opportunità offerte dal ripopolarsi delle pianure e dallo sviluppo dei grandi centri urbani. Lo studio del patrimonio storico e archeologico di questi comprensori rappresenta perciò un passo fondamentale per riconoscere il ruolo storico da essi avuto nella storia del nostro Paese, soprattutto in momenti come questi in cui il loro futuro è a forte rischio di definitiva e irreversibile destrutturazione. Lo scopo di un convegno che abbia come tema quello dell’insediamento nei comprensori vallivi è quindi quello di porre a confronto eredità storiche anche molto diverse fra loro per tradizioni e condizioni climatico-ambientali, ma unite dal comune destino di aver rappresentato sistemi fortemente caratterizzati dalla capacità delle comunità locali di organizzare territori complessi e spesso impervi e di permanervi con successo per periodi anche molto prolungati nel tempo. Il convegno di Squillace vede presenti 26 istituti di ricerca italiani a coprire un territorio che, come recita il titolo, va dalle Alpi agli Appennini. Un appuntamento di quattro giorni che vedrà confrontarsi i massimi esperti del settore. Squillace, grazie all’Istituto di Studi su Cassiodoro e sul Medioevo in Calabria, premiato anche quest’anno dalla Regione con la vincita del PAC Calabria 2014-2020, Azione 3, Tipologia 3.2 (Valorizzazione della cultura calabrese e delle personalità di rilievo della storia della regione), torna ad essere, quindi, per il secondo anno di seguito, centro della ricerca sulla storia e sull’archeologia del Medioevo, un evento unico nel panorama italiano.

Carmela Commodaro

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