Sono accusati di aver incendiato un’autovettura per estorcere denaro alla vittima: sono scattati due fermi per tentata estorsione e danneggiamento seguito da incendio in concorso.
Era appena passata la mezzanotte di giovedì quando i prevenuti si sono recati in via Carducci di Montepaone, con l’obiettivo di innescare l’incendio dell’autovettura in uso a un giovane del posto. A questo punto, i due si sono dati alla fuga, percorrendo un primo tratto a piedi e proseguendo poi a bordo di autovettura. I repentini movimenti non sono sfuggiti a un Carabiniere in servizio presso la Stazione di S. Andrea Apostolo dello Jonio e residente nelle vicinanze, il quale, terminato il turno di servizio, stava facendo rientro presso la propria abitazione. Lo stesso ha fornito le prime, fondamentali, indicazioni sull’evento e sui presunti responsabili, contattando la Centrale Operativa della Compagnia di Soverato, che ha immediatamente diramato le ricerche a tutte le pattuglie in circuito.
Dopo qualche ora, i prevenuti, successivamente identificati in C.G., 36enne di San Sostene, e S.F., 22enne di Davoli, sono stati rintracciati dai militari della Stazione Carabinieri di Davoli, all’interno di un bar sito in quella frazione marina e tradotti in caserma.
Dai successivi accertamenti, è emerso che gli stessi avrebbero agito al fine di riscuotere un debito di 500 €, vantato dal C. nei confronti della vittima, la quale era stata già più volte sollecitata mediante minacce telefoniche. Inoltre, i due hanno anche tentato di crearsi un alibi, recandosi presso un ristorante di Davoli poco prima di commettere il fatto delittuoso, con l’obiettivo di farsi rilasciare una ricevuta fiscale, attestante la loro presenza sul posto; tuttavia, grazie alle dichiarazioni rese dal titolare della medesima attività commerciale, anche tale circostanza è stata chiarita.
Inevitabilmente entrambi sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto, con l’accusa di tentata estorsione e danneggiamento seguito da incendio in corso, e ristretti in regime di arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni.
Nel pomeriggio odierno, all’esito dell’udienza di convalida, il G.I.P. di Catanzaro, su richiesta della locale Procura, ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti del Corapi, che pertanto è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Catanzaro-Siano, e gli arresti domiciliari per il S.

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