La recente analisi con la quale Il Sole 24 Ore ha segnalato il rischio default per molti enti pubblici del nostro Paese, tra cui tantissimi piccoli e grandi Comuni del Mezzogiorno, pone l’accento sul rischio che le finanze pubbliche riverberino il loro effetti negativi sulle imprese. Una pronuncia della Corte Costituzionale ha infatti cancellato, per gli Enti Pubblici, la possibilità di spalmare con un piano trentennale i debiti contratti, creando condizione di allarme per i conti degli enti coinvolti.
Un tema estremamente delicato, alle soglie di un ciclo economico che si preannuncia problematico, che unitamente ai ritardi nei pagamenti da parte degli Enti Pubblici moltiplica le preoccupazioni da parte delle imprese. In attesa che il Governo individui in fretta una soluzione per quegli Enti Locali che sono in situazioni di pre-dissesto e che rischiano sul serio il fallimento, è indispensabile che gli Enti maturino una forte attenzione sui conti. Un tema che sta particolarmente a cuore alla nostra associazione e che intendiamo monitorare con particolare attenzione viste le ricadute sulle imprese e sul territorio. Non a caso, proprio qualche settimana fa, abbiamo avviato interlocuzioni in tal senso a partire dal confronto con l’amministrazione comunale di Catanzaro, la quale, pur mantenendo l’attuale livello di tassazione, fortunatamente non figura tra gli enti a rischio default. In tale circostanza abbiamo appreso come il Capoluogo viva una situazione positiva, legata alla presenza, nelle casse municipali, della necessaria liquidità finanziaria per far fronte ai pagamenti dei fornitori entro 52 giorni, vale a dire senza superare il limite di 60 giorni previsto dalla legge.
Circostanza certamente positiva unitamente all’attivazione della piattaforma telematica del Mepa, attraverso la quale si procede alla retribuzione delle imprese e dei fornitori in automatico con un sistema informatico. In tale direzione intendiamo proseguire sperando di trovare sensibilità altrettanto disponibili all’interlocuzione. Avere bilanci in ordine è infatti una precondizione necessaria perché si inneschi un circuito positivo fra pubblica amministrazione e imprese, a tutto vantaggio dello sviluppo, del lavoro e del benessere sociale.

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